Strano ma vero quello che si verifica nel nostro Parlamento e fuori dalla due Camere. I nostri rappresentanti sembrano più “attratti”, dopo il taglio delle poltrone, a lotte intestinali personali e di partito ovvero al gioco perverso del “fare fuori l’avversario”, anche se della stessa ideologia politica, soprattutto oggi che siamo prossimi alle elezioni europee.

Potremmo definirlo lo “squid-game del Parlamento”, ovvero in italiano il “gioco del calamaro”, un gioco mortale dal vero, nato in Corea negli anni 70/80 e che prende tale nome dal perimetro in cui si disputa la partita (nel caso a forma di calamaro).

La settimana che sta per concludersi, oggi è venerdì 24 novembre, è stata difficile e tragica soprattutto per quanto accaduto a Giulia, assassinata brutalmente dal suo ex fidanzato Filippo. Un fatto duro da accettare e da commentare tanto che la “vittima” di tale delitto è entrata in noi quale figlia, sorella e amica, per quella sua vita frantumata da una “bestia umana”, un vigliacco che non ha avuto neppure il coraggio di uccidersi. Una storia che ci accompagnerà ancora per molto, visti i presupposti di una perizia psichiatrica e di una presunzione di infermità mentale, una storia che in Parlamento è diventata un vero terreno di scontro politico vergognoso. Una storia che alla sinistra ha fatto “molto comodo” per additare il Governo Meloni in modo ignobile.

La stessa conduttrice di Otto e mezzo, la stimata giornalista Lilli Gruber, parlando di questa infame tragedia, ha accusato il Premier Giorgia Meloni di essere espressione di una cultura patriarcale e ripetiamo “il Premier” accentuando la forma maschilista per dare maggior peso al suo “dire”. Forse era talmente piena di sé che ha scordato che la Signora Meloni è cresciuta solo con la nonna e la mamma, e non ha mai avuto un rapporto con il padre.

Non meno “gentile, la Segretaria del PD, Elly Schlein, che non si è fatta scappare l’occasione della tragedia per fare politica. Non a caso, prima di tenderle la sua mano per approvare unitamente la nuova legge per l’inasprimento del codice rosso (passata al Senato mercoledì) l’ha attaccata aspramente etichettando tale omicidio quale “frutto della cultura tossica del patriarcato”, parola ormai che sentiremo ripetere fino alla nausea  e che molti non conoscono neppure il suo vero significato, Radical Chic compresi.

Chi invece ha superato tutti i limiti dell’ignoranza (intesa come non conoscenza dei problemi e della storia) e ha “strumentalizzato” l’atroce assassinio di Giulia, senza vergogna alcuna sono i Centri Sociali di Padova in primis e gli altri presenti nel nostro Paese. L’associazione “Non una di meno” in nome del femminismo, del transfemminismo e degli Lgbtq+ ha inneggiato nelle vie della città slogan politici vuoti e senza alcun senso.

In tal modo, nella città di Padova, questa marea di “sciacalli infuriati” ha approfittato dell’onda emotiva della gente per dare messaggi anche contrastanti fra di loro. Rifiutando, per principio, il genere maschile e femminile a favore del neutro salutavano dicendo: “buonasera a tuttu” e con queste cretinerie si eleggono difensori del genere femminile.

Hanno “urlato” anche in favore della Palestina e contro il Governo Meloni definendolo ovviamente “fascista”, con epiteti irrepetibili nei riguardi della Premier in carica. Cosa c’entrano Palestina e Governo in tale misfatto delittuoso? Niente, salvo il fatto che per “loro” ogni pretesto è buono per scendere in piazza a gridare il proprio dissenso: l’altro ieri per Alfredo Cospito, ieri per la Palestina, oggi per Giulia.

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto Imagoeconomica

 

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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