Buongiorno a tutti, oggi vorrei raccontarvi la storia, naturalmente senza svelarne la sua vera identità, di Capitan Romagna, il supereroe che conosco fin da quando, nelle estati di bambino, trascorrevamo gran parte della villeggiatura nella casa dei nonni sfidandoci a Giochi senza Frontiere e ad interminabili partite a pallone. Olmo era il soprannome che gli appioppai da ragazzo, visto la sua somiglianza con il personaggio interpretato da Gérard Depardieu in “Novecento”. È un omone alto 1,91 con una massa corporea che corrisponde a 90 kg.

Nato a Cesena, il cuore pulsante della Romagna, il 9 settembre 1986, ha perso il padre, buon bevitore di barbera astigiano, in seguito all’avvelenamento da metanolo diffusosi in Italia pochi mesi prima della sua nascita. La madre, consumatrice più moderata, è stata colpita da disturbi visivi che di lì a poco l’hanno portata alla completa cecità.
I suoi super poteri, si sono sviluppati a causa della sostanza chimica che i genitori avevano assunto prima del suo concepimento, modificando il DNA e l’intero sistema immunitario.

Laureato a pieni voti alla Facoltà di Viticoltura ed Enologia all’Università di Bologna, terminati gli studi venne assunto come Enologo presso una Cantina Sociale della sua amata regione, diretta dall’esimio cavalier Ippolito Panzetta.
Ogni volta che nel suo organismo entra anche una benché minima percentuale di alcool, Olmo acquisisce i poteri che gli consentono di aiutare chiunque si trovi in seria difficoltà, utilizzando una sorta di “foto trasporto”, riesce cioè a viaggiare all’interno delle fotografie, analogiche o digitali, scattate oggi o un secolo fa, così da poter variare eventi drammatici o criminosi senza l’utilizzo di armi, ma solo con la forza della mente.

All’interno della Cantina dove lavora, Olmo si è creato il quartier generale dove, solitamente, avvengono le trasformazioni in Capitan Romagna.
Ad assisterlo, nelle sue mirabolanti imprese, c’è Palmiro il vecchio custode della Cantina Sociale, unico, oltre al sottoscritto, a conoscere il suo segreto e a coprirlo in caso il vecchio cavalier Panzetta reclami la sua presenza durante una missione.
Vive in una casa di legno su ruote, parcheggiata nell’area di sosta della Cantina dove lavora, grazie alla estrema generosità del cavaliere del lavoro Ippolito Panzetta celebre per coniare lui stesso gli slogan pubblicitari che reclamizzano i suoi prodotti.

Vino Panzetta, mangia e bevi senza fretta!”. Il costume che indossa quando si trasforma in Capitan Romagna, ha gli stessi colori della bandiera che rappresenta la sua terra con stampato al centro del petto la caveja col galletto in cima, che rappresentano l’apoteosi della romagnolità, perché, se è vero che non è mai stata una regione ufficialmente, per quanto nella percezione popolare, il romagnolo è qualcosa di estremamente diverso dall’emiliano.

Infine, la maschera che ricopre il suo volto, si rifà all’iconografia classica del Mazapégul, il folletto che, nella tradizione popolare romagnola, somiglia molto a un incrocio tra una scimmietta e un gatto dal pelo grigio, porta sempre con sé un bastone da passeggio e in testa un berretto rosso. Quindi se, per qualche motivo, vi trovate nelle condizioni di aver bisogno dell’intervento del nostro supereroe, vi basta inviare, sul suo profilo twitter o facebook, i vostri estremi cantando a squarciagola il suo inno, “Romagna e sangiovese”, e Capitan Romagna, dopo un paio di bicchieri di quello buono, entrerà in azione.

A cura di Marco Benazzi – Foto Redazione

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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