Ogni anno, il bracconaggio in Italia colpisce circa 8 milioni di uccelli: tra questi ci sono aquile, cicogne, falchi, e specie rarissime, come l’ibis eremita, alle quali l’Europa dedica progetti di conservazione.

Questi dati sono stati diffusi dal WWF, attraverso il Dossier “#FurtodiNatura: storie di bracconaggio Made in Italy”, che è stato presentato oggi in vista della Giornata Oasi che si terrà domenica 2 ottobre, in cui apriranno gratuitamente alcune aree protette dal WWF.

Sono moltissime le tecniche usate dai bracconieri: fucili, archetti, reti, tagliole, roccoli e persino fumi di zolfo per stanare gli animali.

In tutta la nostra penisola, gli uccelli sono facili prede. Nelle Valli bresciane si catturano i passeriformi, nelle isole di Ischia e Procida si aspetta il periodo di migrazione per sparare a milioni di piccoli uccelli, nelle isole Pontine si spara ai delfini, lungo l’Appennino tosco-emiliano i fucili vengono rivolti contro lupi e rapaci, catturati o uccisi anche da trappole o bocconi avvelenati, lo stesso accade in Sardegna,dove si uccidono cervi e passeriformi. Nello Stretto di Messina, non è stata ancora debellata completamente l’uccisione illegale di rapaci, gru e cicogne.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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