Il tribunale di Catania

Per rimanere nel tema “La legge è uguale per tutti” vorrei proporre un’intervista fatta alla Signora Maria Angela Di Stefano, moglie di Guido Gianni, (lo ricorderete sicuramente), il gioielliere di Nicolosi, Catania, condannato l’11 dicembre del 2019 con l’accusa di omicidio volontario per aver colpito e ucciso due dei tre rapinatori che il 18 febbraio del 2008 hanno fatto irruzione nella sua gioielleria aggredendola brutalmente.

Tra le lacrime ripete più volte: “È stato condannato ingiustamente”.

All’epoca si parlò molto di “legittima difesa” ma non dello stesso avviso i Giudici che lo condannarono a 12 anni e 4 mesi.

A firmare la sentenza il Giudice “Iolanda Apostolo”!

L’intervista: Alla domanda di cosa provò nell’apprendere la condanna inferta al marito risponde: “Sconforto, impotenza. Guardavo le immagini in Tv e mi sono cadute le braccia, sono rimasta scioccata. Spero non sia stato usato per secondi fini. Mi fa molta rabbia. Sicuramente posso dirle con certezza che è stato un processo anomalo. I rapinatori sono venuti in casa nostra, ci hanno fatto del male e mio marito è stato condannato per omicidio volontario, si rende conto? Lui non ha ucciso nessuno volontariamente. Mio marito ha sparato per difesa! Mi chiedo solo perché non sia stata applicata la scriminante della legittima difesa. È una domanda che mi faccio ogni giorno.”

In merito all’intervento del Senatore Salvini, nutre qualche sospetto che il Giudice Iolanda possa aver “usato” suo marito per fini politici, afferma: “Guardi la interrompo subito. Posso essere sincera con lei? Ho paura di dire quello che realmente penso. Ho molta paura e non vorrei esprimermi, meglio evitare”.

Alla richiesta se temo i Giudici, afferma: “Non mi sono mai schierata contro la magistratura perché ho paura che mi prendano di mira. Purtroppo non credo più nella giustizia, soprattutto dopo quello che sta emergendo. Un giudice dovrebbe essere giusto, imparziale e invece”.

L’intervistatore, insiste sull’invece:Beh, il giudice che lo ha condannato stava in piazza a protestare contro la polizia e mio marito è in galera».

Ma lei ha informato di questo suo marito? “Sì, gliel’ho comunicato io stessa sabato quando sono andata a trovarlo all’Ucciardone, il carcere di Palermo. Anche lui è scioccato, non se lo sarebbe mai immaginato e ora spera di tornare a casa, anche con gli arresti domiciliari fin quando non verrà fatta piena luce su questa vicenda. È una notizia che non può passare inosservata. Mio marito è in carcere da 16 mesi ormai e sta morendo, e io con lui. È dimagrito cinquanta chili e sta perdendo anche i denti. È un incubo. Mi sembra chiaro quello che è successo, sto capendo tante cose ora e non credevo si potesse arrivare a questo punto. Ripeto, spero vivamente che venga rivisto il processo nonostante la condanna definitiva in Cassazione”.

All’ultima domanda in merito alla richiesta di grazia fatta al Presidente Sergio Mattarella replica:Sì, e non sono buone, ci è stata negata ma io non mi arrendo, continuerò a lottare, sono agguerrita. Mio marito deve tornare a casa, non può morire in carcere. È una vittima in mezzo ai suoi carnefici, lui lì non è al sicuro. Non è al sicuro sottolinea la signora è in pericolo! Lo Stato lo sta uccidendo».

Non ci sono parole da aggiungere!

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto Imagoeconomica

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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