E’ un insegnate fuori dal comune e soprattutto dalle righe. Basta guardarlo per mettersi a ridere, poi quando parla con quella sua voce squillante è davvero una bomba. Di chi stiamo parlando? Ma di Alessandro Fullin (classe 1964), da Trieste. Attore comico e teatrale, si è fatto conosce al pubblico grazie al personaggio della Professoressa Fullin a Zelig, che insegnava a Claudio Bisio e Vanessa Incontrada, a parlare l’antichissima lingua ‘Tuscolana’. Fullin, in questo periodo, sta portando in scena ‘La Divina’, liberamente tratto da ‘La Divina Commedia’ del sommo Dante Alighieri.

Fullin, quando ha scoperto la sua passione per la comicità? Quando si è accorto di riuscire a far ridere la gente?
‘Quando a cena c’era dell’ottimo Barbera. Al seondo bicchiere mi sono accorto che dicevo molte sciocchezze.’

Come descriverebbe la sua comicità?
‘Poco italiana. I miei riferimenti sono più francesi come Copi, inglesi Wilde e Coward o americani come Dennis. Ma un occhio di riguardo naturalmente c’é l’ho per sublimi attori come Poli o la Valeri.’

Si sente una attore che ha raggiunto un certo tipo di successo? Si sente arrivato, per così dire?
‘Riesco a vivere del mio lavoro e questo lo devo al pubblico. In realtà quello che più mi colpisce sono le dimostrazioni di affetto: a volte ho l’impressione di essere amato come uno di famiglia: la zia un pò pazza, restata zitella, che all’uncinetto fa dei centrini orrendi.’

A quale suo personaggio è rimasto più legato?
A nessuno. E’ per questo che ne invento di nuovi. Naturalmente femminili anche quando indosso una giacca e un paio di pantaloni.’

Dove si sente più libero di esprimere la sua arte: a teatro o in tv?
‘Il teatro è casa mia. In tv i tempi sono molto sincopati e dopo i cinquanta i riflessi sono quello che sono.’

L’esperienza di Zelig è stata formativa?
‘Sopratutto da un punto di vista bancario. Per qualche anno ho fatto dei versamenti iva interessanti.’

Mi parli del suo spettacolo La Divina che porterà in scena anche al Teatro della Regina di Cattolica il 17 febbraio.
‘La vicenda ruota intorno alla figura di Beatrice Portinari, che è una donna eterosessuale. Quindi in questo spettacolo io parlo di due cose: le donne e l’eterosessualità, di cui non so assolutamente niente. Quindi lo definirei uno spettacolo di fantascienza.’

Ha altri progetti in cantiere? Ce ne vuole parlare?
‘Nel prossimo spettacolo sarò Dio. Alla mia età si gioca il tutto per tutto: è fatale che si pecchi in presunzione.’

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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