Durante un soggiorno a Sperlonga mentre con mia moglie mi accingevo a visitare la Villa di Tiberio, incontrai dopo anni Cristina Ninnoli, una mia ex-compagna di scuola che i più agitati della classe avevano soprannominato la coniglietta, non per il motivo che state pensando, ma per le malocclusioni dentali di cui era affetta. Ci sedemmo al tavolo di un bar in piazzetta e partirono i ricordi di una vita intera, la sua.

Cristina mi raccontò che soffriva tremendamente il disagio d’essere diventata un’amica del fico. Entrando nello specifico, mi parlò della prima parte della sua carriera di manager aziendale, quando fu selezionata, vincendo la concorrenza di cinquanta candidati grazie alla sua preparazione e alla conoscenza approfondita di ben sette lingue, Swahili compreso. In pochi anni fece decollare i titoli dell’azienda che amministrava. In sostanza, come sosteneva un grande giornalista italiano quando asseriva che in RAI assumessero due democristiani, un socialista, un comunista e uno bravo, nel caso di Cristina, la brava era lei.

E per ogni ambiente di lavoro che affrontò nei successivi vent’anni, la patente richiestagli era sempre quella della brava. Purtroppo, come spesso accade ai buoni e bravi senza essere belli, la trappola della carriera politica è sempre pronta. L’On. Nicola Eraldo Marchetti, esponente di spicco del Movimento del vetro rotto, il cui loro manifesto era legato ad una nuova idea di fare politica prendendo ad esempio la celebre Teoria della finestra rotta, la convinse a candidarsi e, da quel momento in poi, morì per sempre Cristina la brava per lasciare il posto all’ennesima amica del fico.

L’ex-coniglietta, che nel frattempo aveva guadagnato un sorriso di quelli che possono dire ciò che vogliono, mi confessò che dopo essere stata eletta in Consiglio Regionale, il passaggio di categoria fu immediato. Terminato il secondo mandato, cercò in tutti i modi d rientrare nel mondo dei bravi, ma oramai il salto della quaglia l’aveva condotta sulla sponda degli amici del fico da dove non era più possibile tornare indietro. Improvvisamente si rese conto di vivere in un Paese che oltre a Moka, Radio, Telefono, Pila elettrica, Microchip e Idromassaggio, aveva inventato l’amico del fico, un modo dolce, appunto, per identificare il raccomandato del Terzo Millennio, che di solito rappresenta il trionfo della stupidità, arrogante quanto inetto e pasticcione.

Ma non era il suo caso. Mi chiese un consiglio sapendo che una spalla su cui piangere non l’avevo mai negata a nessuno tanto che da qualche anno soffro di artrosi dovuta all’umidità. Fatalità, qualche giorno prima, ero andato a fare visita all’amico Franco Istriani in quel di Civita di Bagno Regio, famosa per essere la città che muore, un fotografo appassionato di salamandre pezzate e specializzato in fotografia di natura, il quale mi parlò di questa sua idea di aprire una fabbrica di piritere e vanvere a Casoria, per soddisfare le esigenze del mondo vegano.

Mi parlò di meteorismo legato al consumo di leguminose e di altri ortaggi di fronte a cibi ricchi di fibre reagisce in modo anomalo, fermentando, gonfiando la pancia di aria e rallentando la digestione. Il gas intestinale divenne quindi il carburante per alimentare la voglia di riscatto di Cristina che, a distanza di qualche mese dal loro incontro, sposò Franco ed insieme partirono per una nuova avventura da bravi, non di manzoniana memoria.

A cura di Marco Benazzi – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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