Fare l’attore è il sogno di molti giovani. Chi, almeno una volta nella vita, non ha desiderato di salire sul palcoscenico e recitare? E’ un mestiere avvincente, appassionante, ma anche misterioso e pieno di sfaccettature. Deve averlo pensato anche Samuele Sbrighi (classe 1975), da Santarcangelo di Romagna. Lui è un attore e un regista a tutto tondo, dinamico e versatile, con alle spalle molti ruoli anche duri, drammatici e intensi. Sbrighi ha recitato in teatro, ha preso parte a molte fiction di successo e lo abbiamo visto anche al cinema. Tra le fiction ricordiamo Centovetrine (in cui ha conosciuto l’attrice Sara Zanier che poi è diventata sua moglie), Carabinieri 5, L’Ultima Frontiera, Crimini, il Commissario De Luca, un Posto al Sole d’Estate e Le Ali. Al cinema, invece, ha lavorato, tra gli altri, con Luciano Ligabue nel film Dazeroadieci, poi tanto teatro al fianco di Biagio Izzo, insomma Samuele Sbrighi si è dato molto da fare.

Sbrighi, quando è nata la sua passione per la recitazione?

“Il primo contatto lo lo avuto all’età di quattro anni, quando ho fatto una scena con Roberto Benigni, nel film Chiedo Asilo di Marco Ferreri. Da quel momento, quando mi chiedevano cosa volessi fare da grande, io rispondevo sempre l’attore o il miliardario. Alla fine ho fatto la prima cosa”.

Quali scuole ha frequentato per realizzare il suo sogno?

“Dopo le superiori, ho frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica Antoniana di Bologna, ma la vera crescita professionale ed umana è arrivata nel 2000, quando sono entrato a far parte del Laboratorio Permanente di Cinema e Teatro DUSE di Roma, condotto da Francesca De Sapio. Poi il lavoro stesso è stata un’altra grande scuola, in particolare le tre stagioni teatrali al fianco di Biagio Izzo, nella sua compagnia teatrale, che mi hanno fatto crescere molto sotto tutti i punti di vista”.

Il teatro è una buona palestra per un attore?

“Il teatro è l’occasione più grande di vivere la vita nel modo più vero, facendo finta di essere un altro. Il teatro è fondamentale per un attore, anche se è un linguaggio completamente diverso dal cinema o dalla tv”.

Lei è romagnolo, quanto è stato difficile imparare bene la dizione?

“Molto, ma è fondamentale impararla. Le lettere Z, S, C e G per noi romagnoli sono delle vere nemiche e non è semplice neutralizzare la cadenzala. Io sono un amante delle inflessioni regionali, anche se, però, lavorando solo in lingua, soprattutto per noi, è molto limitante visto anche quello che offre il mercato nel panorama nazionale”.

Con quali attori e registi si è trovato meglio?

“A teatro ho avuto la fortuna di essere diretto da Vincenzo Salemme, Ninni Bruschetta, Pino Quartullo e Claudio Insegno che credo siano dei grandissimi contemporanei.
Inoltre tra cinema e tv ho lavorato con registi meravigliosi come Vincenzo Alfieri, Alessandro Valori, Joseph Lefevre, Luciano Ligabue, Luciano Manuzzi, Clemente Meucci, e tanti altri che sono stati tutti importanti per la mia carriera professionale. Con alcuni è nata una vera e propria amicizia. Quello con cui mi sono trovato meglio però, ora che ci penso, sono proprio io, perché nel film La vida es un Carnaval mi davo sempre ragione, visto che interpretavo il doppio ruolo di attore e regista.’ Tra gli attori, senza dubbio, Sara Zanier, per ovvie ragioni di equilibrio famigliare, ma anche Biagio Izzo che, oltre a ritenerlo un professionista straordinario, considero un fratello maggiore. Poi c’è Simone Riccioni, perché è un bravissimo emergente dal grande carisma e Piero Maggio’, perché è diventato uno dei miei più grandi amici”.

Sbrighi, preferisce il grande o il piccolo schermo?

“Grande. Inizio a vederci meno”.

Quali ruoli ha impersonato fino a questo momento? Ne esiste uno a cui è rimasto più affezionato?

“A teatro, il ruolo di Geremia nello spettacolo L’amico del cuore di Vincenzo Salemme.
Al cinema, Filippo nel film Tiro Libero di Alessandro Valori, che uscirà nelle sale nel 2017. In tv, Giacomo Romani in Centovetrine, perché in quel set ho conosciuto Sara Zanier, la mia attuale compagna e mamma di mia figlia Sole. Quello è stato il set più importante della mia vita, in cui ero entrato grazie all’amico responsabile casting Stefano Rabbolini che è stato, involontariamente, il cupido più importante della mia vita”.

A che cosa ha lavorato negli ultimi tempi?

“Ho terminato le riprese di Tiro Libero, un film bellissimo di cui sentirete parlare”.

Progetti per il futuro?

“Spero di lavorare ancora con Alessandro Valori e Simone Riccioni nel loro prossimo progetto e a teatro di condividere ancora il palco con Biagio Izzo. Mi piacerebbe tornare, tra due o tre anni, ancora dietro la macchina da presa e soprattutto aiutare a coltivare i sogni di tanti ragazzi che vogliono avvicinarsi a questo mondo”.

Quali consigli si sentirebbe di dare a un giovane che vorrebbe intraprendere questo mestiere?

“Di studiare tanto, perché il talento senza lo studio è troppo vulnerabile. Di essere curiosi nell’osservare persone, situazioni. Di viaggiare, amare chi ci aiuta a volare e di non amare chi ci tiene in gabbia e non tifa per la nostra felicità. Ma soprattutto di non perdere tempo e di iniziare a seguire la propria passione, qualunque essa sia. A questo proposito, per tutti coloro che fossero interessati a seguire dei corsi di recitazione, possono inviare una mail a [email protected], per avere informazioni sul mio laboratorio di recitazione La valigia dell’attore, che si tiene a Santarcangelo di Romagna”.

Testo a cura di Nicola Luccarelli – Foto di Filippo Bazzan

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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