Cosa realmente accadde a Superga quel tragico pomeriggio di mercoledì 4 maggio 1949.

Appunti di viaggio di un passeggero immaginario.

Ore 23,15 di martedì 3 maggio 1949 ora di Lisbona

Oggi, anche se abbiamo perso, mi sono divertito molto.

Sono tante le cose che ho da raccontare e non intendo rischiare di dimenticare nulla di questa bellissima esperienza.

Approfittando del mio viaggio di lavoro in Portogallo, oggi pomeriggio io e il mio amico Giacomo siamo andati a vedere la partita amichevole tra il Benfica e il nostro Grande Torino.

Che bella festa, che emozioni: … tanta passione sportiva abbiamo respirato nell’aria dell’Estádio Nacional di Lisbona … quanta gente, che tifo, che bei colori, quanta gioia abbiamo condiviso.

Davvero una lodevole iniziativa: … una partita con l’incasso da devolvere in beneficenza organizzata per aiutare il capitano della squadra lusitana Francisco Ferreira, che si trova purtroppo in difficoltà economiche … bravi e complimenti agli organizzatori .  

Sui quotidiani sportivi di questi ultimi giorni, lessi che qualche mese fa, quando a Genova scendevano in campo l’Italia e il Portogallo (4 – 1), Francisco Ferreira confidò a Valentino Mazzola il suo imminente ritiro dall’attività agonistica. Gli disse anche che nella sua carriera aveva guadagnato poco e che aveva un sogno: “Prima di appendere le scarpette al chiodo, vorrei affrontare la squadra più forte del mondo: il tuo Torino”! Detto fatto, “Sono davvero lusingato. Mi fai emozionare. Si farà caro Francisco, te lo prometto”! Disse Valentino, “Farò di tutto per organizzare qualcosa che possa contribuire a rendere più sereno il tuo futuro quando sarai lontano dagli stadi di calcio”!

Ed eccoci qui … Mazzola, senza pregiudicare gli altri impegni di campionato, riuscì così a convincere il presidente Ferruccio Novo a fare un’opera buona e a trovare una giusta data per disputare la partita.

E’ stato un grande match nonostante la sconfitta: BENFICA 4 – TORINO 3 .

Ha diretto l’incontro l’inglese Pearce.

Poco dopo il fischio d’inizio, Ossola subito in rete. Forza Toro!

Grande giornata di calcio spettacolo: una vera e propria fiera del gol e delle belle giocate.

Benfica in campo con: Contreros (Machado), Jacinto, Fernandes, Morira, Felix, Ferreira, Corona (Batista), Arsenio, Espiritosanto (Julio), Melao, Rogerio.

I granata rispondono con: Bacigalupo, Ballarin, Martelli, Grezar, Rigamonti, Castigliano (Fadini), Menti, Loik, Gabetto (Bongiorni), Mazzola, Ossola.

Le reti: p.t. 9′ Ossola (T), 23′ e 39′ Melao (B) ,33′ Arsenio (B), 37′ Bongiorni (T), s.t. 40′ Rogerio (B), 44′ Menti rig. (T).

Che pomeriggio indimenticabile.

Abbiamo la fortuna di alloggiare all’Hotel Avenida, ove sono ospitati anche i nostri idoli granata.

Che bello è stato conoscerli tutti, stringere le loro mani, abbracciarli e cenare nella stessa sala.

Resterà certamente un ricordo indelebile.

Ore 8,15 di mercoledì 4 maggio 1949

Perché Giacomo non bussa alla mia porta? Starà ancora dormendo? E’ tardi, dobbiamo tornare in Italia.

… Maledizione ecco perché … Stamattina Giacomo ha un problema che coinvolge anche me: non possiamo ripartire perché la sua bella e nuovissima Lancia Aprilia perde olio e il meccanico qui vicino aprirà alle 9. Il parcheggiatore dell’hotel ha detto a Giacomo di non rischiare a partire e che comunque difficilmente l’autovettura sarà pronta prima di domani.

Io invece devo tornare al più presto e non so come fare.

Ne parlo con Giacomo ma non sa come aiutarmi.

Provo a chiedere alla reception dell’hotel.

Ore 8,30

Il mio portoghese è molto scarso: sa di spagnolo italianeggiante, il mio inglese è solo quello aeronautico … parlo come posso con Luis, il portiere dell’albergo, il quale però mi capisce bene e azzarda un’idea, ovvero provare a chiedere un passaggio aereo ad un dirigente del Torino.

Sono imbarazzato e non so cosa fare ma comunque questa è la mia unica possibilità se voglio partire.

Prendo il coraggio a due mani e chiedo di parlare con Agnisetta. Gli espongo il mio problema e senza nemmeno pensarci su o consultarsi, mi dice:“Capitano, prendi la tua valigia, sei nostri”!

Felicissimo per il SI ottenuto ma anche molto contento di poter tornare.

Avverto Giacomo, lo ringrazio di tutto e lo saluto.

Ore 8,45

Dopo una veloce ma ricca colazione, preparo le mie cose e, senza disturbare, resto in attesa di istruzioni dai dirigenti.

Mi accomodo su una poltrona nella hall dell’albergo e sfoglio un quotidiano locale alla ricerca di foto e notizie sulla partita di ieri.

Ecco, finalmente si parte, si va all’aeroporto Portela con il pullman della squadra.

Tempo primaverile, si sta davvero bene.

Ore 9,10

Arrivati.

Sono il primo a salire sull’aeroplano e, per non infastidire più di tanto, mi accomodo nell’ultima fila a sinistra.

L’aeroplano è pieno. Tutti i posti sono occupati. Solo uomini a bordo, siamo in 32 oltre a 4 membri dell’equipaggio. Il comandante è il Ten. Col. Pierluigi Meroni che ci da il benvenuto a bordo.

Lo conosco, è un ufficiale di grande esperienza con migliaia di ore di volo.

Mi informano che faremo uno scalo tecnico a Barcellona dove pranzeremo con i giocatori del Milan …

questa poi non me la sarei mai aspettata … tutti i miei amici mi invidieranno …
Anche se mi sento come un pesciolino fuor d’acqua, stento a crederci … sono emozionantissimo.

Sono ospite della squadra più blasonata al mondo, quella che ha vinto cinque scudetti consecutivi, quella che con i suoi calciatori costituisce la quasi totalità della nazionale italiana e in più, tra poco, siederò a tavola con tutti loro ed anche con i giocatori del Milan … pazzesco.

Nelle file di posti immediatamente avanti a me, riconosco perfettamente i giornalisti Renato Casalbore di Tuttosport, Renato Tosatti della Gazzetta del Popolo e Luigi Cavallaro de La Stampa. Sono tutti molto cordiali e simpatici … chissà per chi mi avranno scambiato … ahahahah .

Mi dicono che il Presidente Novo non c’è perché ha l’influenza.

Il tempo è buono. Tutto è in perfetto orario: alle 9.40, il trimotore Fiat G212 della compagnia A.L.I. (Avio Linee Italiane), con sigla I-ELCE (costruito nel 1946), decolla da Lisbona alla volta di Barcellona per poi proseguire per Torino.

Ore 10,10

Ma che bel clima si vive a bordo.

Ovviamente l’argomento principe è il calcio. Agnisetta mi presenta a tutti i passeggeri e dice: “Diamo un passaggio al Capitano Pier che è seduto in fondo. E’ un pilota di aerei”! Tutti mi salutano, faccio amicizia con Ossola, Mazzola e Casalbore ma loro con me non vogliono parlare di calcio, al pallone preferiscono parlare di aerei e di aviazione militare.

La guerra purtroppo è un ricordo ancora fresco.
Si chiacchiera, si parla anche di sport in generale … Il tempo passa velocemente … E infatti atterriamo puntuali alle 13,00 all’aeroporto di Barcellona. Come già comunicato, mentre l’aereo si rifornirà di carburante, noi pranzeremo con i calciatori del Milan che sono diretti a Madrid.

Che bello, sembra tutto così irreale.

Ore 13,35 ora di Madrid

Ho molto appetito.

Sono finalmente a tavola, siedo di fronte ai diavoli rossoneri: Nordahl, Antonini, Bonomi e Sloan. Parlo amabilmente con loro come fossimo vecchi amici.

Un’esperienza davvero unica da raccontare.

Alle 14.30 ci dicono di affrettarci perché a breve si riparte. Salutiamo amici nonché avversari e ci avviamo verso il nostro aereo.

Il tempo di sistemarci a bordo come nella prima tratta e si parte.

Ore 14.50, decollo puntuale e perfetto direzione Torino-Aeritalia. Tempo ottimo, solo un po’ di vento di mare disturba la salita alla quota di crociera (11.500 piedi – circa 3.500 metri).
Il dopo pranzo e la digestione fanno il resto … la botta di sonno ha colpito un po’ tutti tranne me che resto avvolto nei miei pensieri e disturbato dal rombo dei tre motori.

Nessuno parla, tutti sonnecchiano o leggono. In questi attimi di “silenzio” la mia amata professione ha il sopravvento e, evitando di disturbare i colleghi impegnati nella cabina di pilotaggio, mi concentro sulla rotta e sui punti di riferimento che riesco a distinguere.

Prendo carta, matita, compasso e righello.

Il piano di volo prevede: Cape de Creus, Tolone, Nizza, Albenga, Savona e Torino. In sostanza si tratta di un volo facile facile nel quale il mare, sempre alla nostra sinistra, sarà il più importante punto di riferimento dei piloti: direzione est, si costeggia fino a Savona, poi si vira a nord e in circa 30-40 minuti si atterra a Torino.

La giornata è bellissima.

Che panorama stupendo, le coste francesi sono davvero bellissime. Il mare leggermente increspato disegna delle bianche linee irregolari che seguendo la corrente si mescolano poi nel blu delle onde.

Ah che bello, oggi non devo pilotare, sono un normale passeggero, sono comodo e finalmente posso rilassarmi.

Ore 15,50 ora di Parigi

Siamo ormai in prossimità di Nizza.

Vediamo cosa indica la mia bussola tascabile.

Ah bene, il comandante ha messo la prua a 029° (nord est), “Abbiamo raggiunto la velocità di crociera di 160 nodi”, dice al microfono Meroni (circa 300 km/h). Mi sembra che il vento sia sensibilmente calato.

Ora vedo nitidamente il Principato di Monaco e laggiù in lontananza riconosco il molo di levante del porto di San Remo.

San Remo è la mia città, ci sono nato.

Tra non molto il radiofaro di Albenga e poi Savona.

Sono le 16.25 (ora di Roma), a breve vireremo a nord.

Quasi quasi chiedo se mi fanno entrare in cabina di pilotaggio per godermi il passaggio sugli Appennini.

Permesso accordato. Oggi dev’essere il mio giorno fortunato.

Il comandante Meroni ed i colleghi mi danno il loro benvenuto.

Mi accomodo sullo sgabello centrale ribaltabile accanto al marconista.
Meroni inizia la procedura di discesa e di avvicinamento. Dopo aver oltrepassato gli la catena appenninica scendiamo a 5.000 piedi (circa 1.500 mt.) puntando la stazione radio VHF di Pino Torinese.

Ho fatto decine di volte questa tratta.

Ore 16,40

Ma che succede ? Non appena abbiamo lasciato il mare alle nostre spalle, il tempo è cambiato radicalmente.

La torre di controllo di Torino-Aeritalia riferisce a Meroni che a terra le condizioni meteo sono pessime: vento forte da sud ovest, pioggia battente, nubi quasi a contatto con il suolo e visibilità scarsa (meno di 50 metri).

Che sfortuna. Spero che il maltempo non ci obblighi ad atterrare in un altro aeroporto.

Meno male che manca meno di mezz’ora all’atterraggio. Il più è fatto.

Anche il velivolo avverte il cambiamento delle condizioni meteo: raffiche e continui sobbalzi investono la carlinga. Il Comandante Meroni accende il segnale di allacciare le cinture di sicurezza e, mantenendo salda la cloche con entrambe le mani, corregge continuamente la direzione e allinea costantemente la bussola e il direzionale. Il secondo pilota, il Maggiore Celeste d’Inca, controlla gli altri strumenti mentre il motorista verifica assiduamente il buon funzionamento dei motori tenendo d’occhio i livelli dell’olio e le temperature.

Ore 16,50

Adesso sotto di noi non vediamo più nulla.

Abbiamo perso tutti i punti di riferimento e ci affidiamo solo alla radio e agli strumenti di bordo.

Riduciamo la velocità a 120 nodi (circa 220 km./h.)

Tiro fuori la mia bussola tascabile per avere certezza dell’indicazione fornita dalla bussola di bordo.

Tutto OK ma la situazione non migliora.

Ore 16.55: Meroni contatta nuovamente la torre di Torino-Aeritalia. Il tempo a terra peggiora: nubi a contatto con il suolo, rovesci di pioggia, forte libeccio con raffiche fino a 50 nodi (circa 90 km./h.), visibilità orizzontale scarsissima meno di 40 metri.

In cabina di pilotaggio siamo tutti concentratissimi e molto preoccupati.

Tra me e me penso … Ipotizzando che l’angolo di prua sia corretto, se effettivamente tra qualche miglio saremo spinti dal vento da sinistra verso destra (ovvero verso nord-est), chi o che cosa ci darà la certezza che il sentiero di avvicinamento sarà quello giusto ?

Certamente stiamo andando nella direzione giusta ma come possiamo sapere se tra poco sorvoleremo Bra (rotta corretta) o Alba (15 km. ad est in linea d’aria da Bra) ?

Qualora il sentiero di avvicinamento fosse errato o comunque diverso da quello di Bra, significherebbe che per arrivare sulla verticale di Pino Torinese, dopo aver virato, troveremmo la collina di Superga di fronte a noi e non alle nostre spalle …

Ma vediamo cosa dicono gli altimetri.

Gli altimetri segnano entrambi 6.700 piedi (circa 2.000 mt.) quota comunque più che sufficiente per superare anche la collina di Superga.

Il motorista, che sta in piedi dietro di me, mi rivolge a bassa voce una domanda:“Ma come funziona un altimetro”?

“I nostri altimetri funzionano a pressione atmosferica. A livello del mare la colonna d’aria sopra l’altimetro ha un peso maggiore della colonna d’aria che si misura invece ad esempio sul Monte Bianco”!

Il motorista mi chiede ancora:“Ma la bassa pressione tipica del maltempo può interagire con il funzionamento dell’altimetro“?

“Certo. Se misuro la colonna d’aria a 300 metri di quota con il tempo bello (alta pressione), rileverò un valore certamente superiore alla stessa colonna d’aria misurata sempre a 300 metri di quota con cattivo tempo (bassa pressione). E allora il nostro altimetro che sopra Pino Torinese con il tempo bello dovrebbe segnare almeno 6.000 piedi, con il tempo brutto potrebbe indicare sempre 6.000 ma la quota potrebbe essere sensibilmente inferiore a quella reale … ”!

Ricordo infatti che in accademia mi hanno insegnato che il principio di funzionamento di un altimetro atmosferico è quello di misurare l’altitudine mediante la misurazione della pressione atmosferica. La pressione atmosferica infatti diminuisce all’aumentare della quota. Più si sale di quota e meno pressione sarà rilevata. E’ vero che l’altimetro indicherebbe valori superiori, ma la pressione sarebbe inferiore.

A causa del fatto che aumentando la temperatura diminuisce la pressione, l’altimetro risente anche delle variazioni di temperatura. È perciò indispensabile, per ottenere misure non troppo lontane dai valori effettivi, tarare sempre l’altimetro.

Oltre al possibile problema degli altimetri, non posso escludere che il forte vento di libeccio ci stia spostando di qualche miglio verso nord-est … e quindi, anziché raggiungere l’esatta verticale di Pino Torinese, l’aereo, comunque attratto dalla rotta magnetica ma spinto verso destra, potrebbe volare con il colle di Superga a sinistra e non a destra rispetto alla prua.

Alle 16.59, la torre chiede a Meroni anche un riporto di posizione: Meroni risponde:“Quota 2.000 metri, QDM su Pino, poi tagliamo per Superga”!

A Pino Torinese, è ubicata una stazione radio VDF (VHF direction finder), per fornire un QDM (rotta magnetica da assumere per dirigersi in avvicinamento ad una radioassistenza che per noi è Torino-Aeritalia).

Ora, stando agli strumenti, dovremmo essere esattamente sulla perpendicolare di Pino Torinese e voliamo a circa 100 nodi (180 km./h.). Basta mettere la prua a 290 gradi per trovarsi allineati con la pista 28 dell’Aeritalia, che si trova a circa 9 chilometri di distanza e a 305 metri di altitudine ovvero 305 metri in più rispetto all’ultima taratura fatta a Barcellona (livello del mare ovvero 0 metri).

La pista 28 la conosco benissimo, buona parte del mio addestramento l’ho fatto proprio su quella pista che è lunga 1.050 metri … tra poco ci arriveremo.

Speriamo di farcela e che la scarsissima visibilità non ci obblighi ad atterrare in un diverso aeroporto.

Rispetto a dove ora dovremmo trovarci, poco più a nord di Pino Torinese, c’è il colle di Superga con l’omonima basilica, ubicata a 670 metri di altitudine.

Ma adesso saremo davvero su Pino Torinese ?

E se il vento ci avesse spostato ?

E se gli altimetri soffrissero l’effetto della bassa pressione atmosferica non indicando la quota reale ?

Sono le 17.03 Meroni ha eseguito la virata a ovest 290° (sinistra), ha messo l’aereo in volo orizzontale, teoricamente allineato per prepararsi all’atterraggio …

Dobbiamo scendere abbassando il muso dell’aereo, estendere gli ipersostentatori e diminuire ancora la velocità.

Adesso non si vede proprio nulla … siamo nel bel mezzo delle nubi.
La visibilità è poco superiore allo zero …

Solo un terrapieno di fronte a noi. Impossibile qualunque tentativo di riattaccata.

Il 4 maggio del 1949 avvenne una tra le più grandi tragedie dell’aviazione civile italiana. Un trimotore Fiat G212 si schiantò sulla collina di Superga. L’aereo trasportava l’intera squadra del Torino Calcio insieme al suo seguito di dirigenti e di alcuni giornalisti. Non vi furono superstiti: 31 persone perirono.

Un aereo che vola da ovest ad est, con una situazione meteo come quella descritta dalla torre di controllo, se può, deve poter atterrare direttamente da ovest ad est (evitando di percorrere un angolo di 180° come invece ha fatto).

Il pilota, se avesse potuto, avrebbe dovuto usare la pista 10 (100° est) e non la pista 28 (284° ovest).

Purtroppo però 50 anni fa, sarebbe stato impossibile da Savona raggiungere la pista 10, perché il radio riferimento era presente solo a Pino Torinese.

Il comandante Meroni non ha sbagliato nulla.

Sono stati il forte vento e gli altimetri la causa del disastro: il vento ha fatto scarrocciare l’aereo verso est di almeno 5 miglia e nessuno avrebbe potuto tarare gli altimetri dopo il decollo da Barcellona. Si consideri inoltre che Barcellona si trova a livello del mare, mentre l’aeroporto di destinazione a circa 300 metri di quota e l’ultimo ostacolo montagnoso ad oltre 600.

Che riposino in pace.

A cura di Pierluigi Vigo

In memoria di:

Calciatori

Valevo Bacigalupo
Aldo Ballarin
Dino Ballarin
Emile Bongiorni
Eusebio Castigliano
Rubens Fadini
Guglielmo Gabetto
Ruggero Grava
Giuseppe Grezar
Ezio Loik
Virgilio Maroso
Danilo Martelli
Valentino Mazzola
Romeo Menti
Piero Operto
Franco Ossola
Mario Rigamonti
Julius Schubert

Dirigenti

Arnaldo Agnisetta
Ippolito Civalleri
Andrea Bonaiuti

Allenatori

Egri Erbstein
Leslie Lievesley
Osvaldo Cortina

Giornalisti

Renato Casalbore
Renato Tosatti
Luigi Cavallaro

Equipaggio

Pierluigi Meroni
Celeste d’Inca
Cesare Biancardi
Antonio Pangrazi.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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