IGNAZIO LA RUSSA PRESIDENTE DEL SENATO CON LA MOGLIE LAURA DE CICCO

Marco Vizzardelli, 65 anni, è un giornalista che si occupa principalmente di cavalli ed equitazione ed è un appassionato di musica e opera.

Non contento forse del suo ruolo e forse poco noto ha pensato bene di mettersi in luce e così al Teatro della Scala, non appena terminato l’Inno Nazionale, ha lanciato il suo grido di sfida, ben conscio che avrebbe attirato, nel bene e nel male, l’attenzione di tutti gli ospiti della kermesse, diventando così il vero un” protagonista” della serata.

Come sempre e da sempre i “sinistroidi e i radical chic” trovano modo di farsi pubblicità e creare una sorta di “ridicola” visibilità non avendo cose concrete da manifestare e come prevedibile hanno trasformato l’urlatore in un vero “IDOLO POLITICO”.

Sarebbe il caso che sua “grazia” il Sindaco dem di Milano, Giuseppe Sala, con un commento di elevata cultura, assegnasse a questo “nuovo idolo” della sinistra l’Ambrogino e magari d’oro”, consacrandolo sull’altare della Patria, visto che Milano è città onorata e medaglia d’oro della Resistenza!

Ovviamente e giustamente, Questura e Digos hanno fatto i doverosi accertamenti per capire chi e quale fosse il motivo di tanta enfasi, individuando l’urlatore nel giornalista Marco Vizzardelli e verso il quale non è stato preso alcun provvedimento.

Ma questo fatto ha scatenato tutta la “rabbia” della sinistra, che forse non aspettava altro che “un miracolo” potesse lanciarla in una serie di inaspettate invettive, contro il Governo.

Rivediamo insieme alcuni commenti della sinistra:

Nicola Frantoianni ha detto: “È ora di finirla con la paccottiglia fascista”.

Ilaria Cucchi ha affermato: “Ecco i miei dati anagrafici, il governo chiarisca.”.

Elly Schlein è già pronta ad uno sciopero “landiniano” e grida: “Continueremo a gridarlo, ovunque. Anche se non piace a Salvini. E adesso identificaci tutte e tutti.”

Nicola Zingaretti sottolinea: “Per essere chiari. Nella Repubblica italiana bisognerebbe identificare chi fa il saluto romano non chi grida “viva l’Italia antifascista”». 

Giuseppe Sala, con un certo rammarico essendo passato in secondo pian, commenta: “E infine, ma al loggionista che ha gridato Viva l’Italia antifascista ed è stato identificato, che gli si fa? Chiedo per un amico.”

Stefano Bonaccini, da tempo assente, dichiara: “Bastava identificare una copia della Costituzione. In ogni caso, Viva l’Italia antifascista. Sempre.”.

Il centro destra si propone diversamente su tale evento:

Flavio Tosi afferma: “Non ho trovato l’urlo scandaloso, ma ineducato sì. Capisco che chi ha una opinione politica o una idea da diffondere utilizzi l’esterno del teatro per manifestare il suo dissenso, ma all’interno ci vuole rispetto per tutti. Un conto è ciò che accadde durante l’oppressione austroungarica dove si stava provando a liberare il Paese dal nemico in casa, qui c’è un governo democraticamente eletto e con una larga maggioranza in Parlamento.”

Ma cerchiamo di capire le motivazione di CHI ha creato tutto questo “subbuglio”:

Marco Vizzardelli, che si è guadagnato un posto d’onore nel PD, forse proprio quello che voleva, in merito al suo show racconta ed evidenzia: “Non ho commesso un reato perché ho detto Viva l’Italia antifascista, l’avrei commesso se avessi detto Viva l’Italia fascista. Ho detto una cosa costituzionale e lapalissiana. Dopo la mia dichiarazione pubblica durante il primo atto in prima galleria alla Scala al buio sono stato avvicinato da un personaggio che aveva quel modo di fare che ho intuito immediatamente essere un agente in borghese. Lui ha capito che ero allarmato e mi ha fatto segno di stare tranquillo che non c’era niente di grave. Dopo di che riaccese le luci, iniziato l’intervallo, ha tirato fuori il distintivo e mi ha detto ‘sono della Digos e dovrei identificarla’. Io sono saltato su e gli ho detto ‘perché’ e me ne sono andato al foyer del loggione all’ultimo piano dove sono stato raggiunto da altri tre quattro della Digos e mi hanno ripetuto la richiesta. Gli ho detto ‘perché mi dovete identificare, non vedo il motivo, ho fatto qualche reato? No, nessun reato, ma dobbiamo identificarla’”: 

“Se lei non ci mostra il documento è reato. Sì, ve lo mostro, ma non è che ho detto ‘viva l’Italia fascista’, nel qual caso mi avreste legato e portato via giustamente, ho gridato ‘viva l’Italia antifascista’, però se volete il documento… ‘Guardi siamo anche molto d’accordo con lei’, mi han detto, ‘ma il nostro compito è questo’ e allora ho dato loro il documento.”

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto Imagoeconomica

 

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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