E’ storia di pochi giorni, quella che coinvolge il ciclismo britannico, tra Federazione (la British Cycling) ed il “vecchio” Team Sky, oggi Ineos, per questioni che nell’ultimo decennio o poco più, hanno visto i ciclisti britannici, o del Team, vincere come mai era successo in cento e più anni, da che si corre in bicicletta.

Strano ma vero, è che alcuni manager, ma anche medici, facevano parte sia della Federazione, che della Sky, cosa che già di per sé ha qualcosa di poco chiaro; se poi ci aggiungiamo vicende di doping nascoste o altre in cui le versioni sono diventate troppe e cambiate di volta in volta per essere considerate veritiere, ecco che il pentolone si sta, o si è già scoperchiato.

I successi a ripetizione di corridori che sino a quel momento poco o nulla avevano ottenuto, ha sempre lasciato perplessi, pur considerando le novità portate al mondo ciclistico, relativamente alimentazione, allenamenti, scienza, forse troppa però, anche perché quando mai si era visto un grandissimo pistard come Bradley Wiggins (4 ori olimpici e 6 Mondiali) vincere il Tour de France? Per non parlare dei successi di Froome e/o di Thomas, divenuti corridori da grandi corse a tappe, quando non avevano mai vinto nulla e neppure si erano mai piazzati nelle prime posizioni?

Naturalmente l’inchiesta deve ancora svilupparsi ed al momento non è logico stilare conclusioni, però questa commistione di ruoli in quale altro Paese si è verificata, con il Presidente della Federazione britannica, c, poi divenuto il numero uno dell’UCI, cosa che sa tanto di similitudine con la vicenda Armstrong, che di Tour ne ha vinti sette consecutivamente, ma grazie ai medicinali assunti e ad una continua positività che proprio la Federazione mondiale aveva sempre coperto.

Troppo facile mettere in atto pastette e diventare le grandi star di un mondo ciclistico sempre nel mirino del doping, magari nascondendole dietro sistemi innovativi di preparazione, alimentazione, allenamenti? Staremo a vedere, certo non ci sarebbe di che stupirsi, perché saranno anche preparatissimi i manager del ciclismo britannico, ma come gli americani (e non è da dimenticare la vittoria, poi cancellata di Floyd Landis, un vero e proprio carneade) c’è una linea di demarcazione netta tra la bravura ed il barare.

Indubbiamente fa male vedere il ciclismo continuamente nel mirino del doping, delle polemiche, anche perché poi sembra che solo qui ci si dopi, mentre altri sport, dove di sostanze proibite ne girano a pacchi, fanno la figura delle ancelle vergini; certo per andare forte, per vincere c’è chi bara e non è facile scoprirli, dato che il doping è un gradino avanti a chi lo deve combattere.

L’augurio è che la nuova bufera venga ridimensionata dall’accertamento dei fatti, anche se quando si vince così tanto, e oserei dire “a comando”, i sospetti non mancano mai e come diceva un vecchio marpione politico: a pensar male spesso si ha ragione.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Vamper

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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