PRESENTAZIONE TRENO ITALO EVO NTV NUOVO TRASPORTO VIAGGIATORI INTERNI TOILETTE WC

Quando si dice: “Ne ho viste di tutti i colori”, non si attribuisce la frase a qualcuno o qualcosa di specifico, ma è proprio l’eccezione che fa la regola. Il mio nome è “Pozzi-Ginori”, ma la maggior parte delle persone che mi frequentano, mi chiamano “cesso”. Lavoro, stabilmente da oltre dieci anni, da quando fui installato in sostituzione di un fratello oramai fuori uso, all’Autogrill “P.A.M.”, al 125 km dell’A39 in direzione Acquaviva Reale. Sono stato installato nella toilette donne n. 3 e, devo dire che non posso lamentarmi. Certo, pensando ai miei fratelli più fortunati, nati per alloggiare in ville principesche o in hotel faraonici, un po’ di invidia la provo, ma poteva anche andarmi peggio, finire, ad esempio, in una stazione ferroviaria di una città sovrappopolata o, peggio ancora, nel settore distinti di un qualunque stadio di calcio. Il mio fratello maggiore, ha avuto la fortuna di nascere del tipo sospeso e ora si trova in una splendida magione sul Lago di Como, un altro, con getto bidet integrato, vive e lavora alla Camera dei Deputati, reparto uomini di Governo, una mia sorella, in versione turca, è posizionata in un noto Centro Commerciale di Milano e ogni mattina, la sua amica umana Ester, la pulisce a fondo usando “GIGI LAMPO CANDEGGINA MULTIATTIVA SPRAY”. Dalla mia postazione, nell’arco di una giornata, passano mediamente 114 signore per un totale di 41.610 all’anno, e non tutte sono gentili con me. La stragrande maggioranza, per utilizzare un wc, attendono in coda in media 6 minuti e 19 secondi, mentre nel settore degli uomini solo 11 secondi. Il motivo non è solo da ricercare nella difficoltà che una donna incontra nel posizionarsi per espletare il bisogno fisiologico evitando accuratamente di toccarmi, ma anche e soprattutto nel fatto che a 30 orinatoi corrispondono solo 3 toilette riservate alle donne. Non vi parlo, per decenza e rispetto, del mio punto di vista, ma come immaginerete, noi wc siamo stati realizzati con lo scopo di non scandalizzarci né tantomeno eccitarci. Siamo asessuati ed estremamente discreti, anche perché se dovessimo raccontare tutto quel che succede ogni giorno nei nostri stanzini, si scandalizzerebbe anche il M° Russ Meier. Un aspetto che adoro del mio mestiere, è quando qualcuno, particolarmente felice, comincia ad intonare una canzone. Sono quasi sempre uomini con qualche contrattempo alla prostata i quali in attesa che termini lo sgocciolamento, sforzano l’ugola con titoli estremamente difficili anche per dei professionisti. L’altra sera, da un orinatoio è partito un urlo disumano che intonava mostruosamente: “…e prendere a pugni un uomo solo perché è stato un po’ scortese, sapendo, che quel che brucia, non son le offese…” e una signora seduta su di me, ha risposto istintivamente con voce suadente: “… e chiudere gli occhi per fermare, qualcosa che, è dentro me, ma nella mente tua non c’è…”. Le “Emozioni” trasmesse dal meraviglioso testo di Mogol e Battisti, avevano unito due sconosciuti, intenti a espletare una funzione poco nobile ma estremamente necessaria per garantire la sopravvivenza. Qualcuno, usando un linguaggio più greve, potrebbe ricordarmi che il mio compito è quello di raccogliere merda, e avrebbe ragione in pieno, se non fosse che, oggigiorno, di merda se ne trova molta di più alle cene in certi salotti bene o in uffici panoramici ricavati in palazzi storici o in attici su grattacieli esclusivi.  

A cura di Marco Benazzi – Foto ImagoEconomica

Editorialista Benazzi Marco

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