Era l’11 novembre del 1918 quando, con la firma dell’armistizio di Compiègne sottoscritta alla 5 del mattino tra l’Impero tedesco e le forze alleate all’interno di un vagone ferroviario nei pressi di Compiègne in Francia, si concluse la prima guerra mondiale, il terribile conflitto che nell’arco di quattro anni vide coinvolti 60 milioni di soldati, dei quali oltre 9 milioni persero la vita. E 9 milioni, purtroppo, furono anche i civili rimasti uccisi.
La maggior parte delle vittime era di provenienza tedesca, ma anche dell’impero russo, seguiti da francesi e austro-ungarici.

Si giunse a stabilire una data per un incontro solamente dopo trattative durate settimane e uno scambio di note diplomatiche con il Presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson. Dopo un’attesa di oltre un mese, l’8 novembre una delegazione di funzionari civili tedeschi, guidati dal segretario di Stato Matthias Erzberger, ottenne il permesso di recarsi in Francia. Nel frattempo la situazione era precipitata: l’Austria-Ungheria il 4 novembre usciva dal conflitto dopo la firma dell’armistizio con l’Italia a seguito dello sfondamento del fronte da parte dell’esercito italiano nella pianura veneta, e la stessa Germania era in preda alla rivoluzione: il 9 novembre venne proclamata la Repubblica, e il giorno seguente il Kaiser riparò nei Paesi Bassi.

I francesi decisero che le trattative dovessero svolgersi in un vagone ferroviario, in un bosco nei pressi di Compiègne. I margini di trattativa erano comunque molto ristretti: ai tedeschi furono concesse 72 ore per decidere, e i colloqui avvennero solo con ufficiali di rango inferiore.
Le condizioni poste dagli Alleati erano estremamente dure e ponevano i tedeschi di fronte al fatto compiuto. Erzberger, ritenendo il documento troppo duro, volle consultarsi con Berlino, ma poté mettersi in contatto solo con il capo di stato maggiore dell’esercito, Paul von Hindenburg, che si trovava presso il suo quartier generale a Spa. L’indicazione di Hindenburg fu di sottoscrivere l’armistizio a qualsiasi condizione, vista la situazione in Germania.

Molti soldati della Triplice Alleanza si rifiutarono di combattere e i Capi di Stato Maggiore furono costretti a chiedere un armistizio che prevedeva, come primo punto, che si fermasse il fuoco. I tedeschi si videro costretti a ritirare i loro uomini da tutti i territori occupati, comprese l’Alsazia e la Lorena, consegnando il proprio materiale bellico e pagando i danni della guerra.

In molte nazioni all’epoca alleate l’11 novembre è considerata festa nazionale (con varie denominazioni: Armistice Day, Remembrance Day, Poppy Day, e viene celebrato con due minuti di silenzio alle ore 11 dell’11 novembre (the eleventh hour of the eleventh day of the eleventh month).

articolo a cura di Franco Buttaro

scrivi a: [email protected]

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui