Sport e sicurezza parte quinta. La decisione presa dalla Federazione brasiliana all’affacciarsi dell’emergenza Covid-19 fu all’epoca controcorrente. Mentre la Federazione olandese – che ha preceduto quella francese – decise di sospendere da subito tutte le manifestazioni sportive, il campionato di calcio carioca, infatti, chiuse dopo e riaprì prima, di tutte le altre nazioni, le porte degli stadi al pubblico. Una decisione che fece molto discutere, soprattutto se si tiene conto che il Brasile è lo Stato con il maggior numero di contagi di tutto il sud dell’America.

Un capitolo a parte, anche questo molto sottovalutato, riguarda la questione sanitaria relativa agli stessi atleti coinvolti nelle manifestazioni sportive. È sotto gli occhi di tutti che, per gli stessi calciatori e per gli addetti ai lavori, mantenere il rispetto delle più elementari regole di tipo sanitario è pressoché impossibile in uno sport di “contatto” come il calcio. Tornando ai fatti di casa nostra, appena i giocatori hanno rimesso piede sul manto erboso, non hanno tardato ad arrivare le prime polemiche tra i club. Un esempio per tutti.

In occasione del match precampionato Napoli-Roma, la società partenopea accusò l’entourage giallorosso di avere violato il protocollo sanitario. Infatti, i giallorossi non avrebbero potuto portare in panchina tutti i giocatori, invece lo fecero, nonostante le segnalazioni dei padroni di casa che avevano messo tutti i propri giocatori in tribuna, nel rispetto delle regole di distanziamento. Di là dal fatto specifico, la domanda è: “Il protocollo sanitario è valido per tutti?”. Insomma, se è chiaro che si gioca a porte chiuse, è altrettanto vero che le polemiche sul rispetto delle norme sanitarie sono tuttora presenti. Per finire questa lunghissima chiacchierata – che necessariamente è stata divisa in cinque parti – si rileva che le decisioni per l’eventuale apertura e/o allargamento in percentuale al grande pubblico delle presenze all’interno degli impianti sportivi, spettano ai Ministeri dello Sport e della Salute. Detto ciò si spera che a breve possano dare delle risposte concrete agli interrogativi posti in queste prime settimane di campionato.

L’ipotesi ventilata dai massimi esponenti del mondo del calcio – ma anche della classe politica – di riportare quanto prima più presenze negli stadi, oggi risponde chiaramente più a criteri economici che sanitari. Fino a quando la curva dei contagi mostra dei valori altalenanti e/o in rialzo, l’interrogativo che sorge spontaneo ai non addetti ai lavori è: “L’esigenza di far fronte alla crisi economica del calcio vale il rischio di mettere ulteriormente a repentaglio la salute dei cittadini?”. Ai posteri l’ardua sentenza! 

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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