Il marciatore Alex Schwazer non vuole giustizia tra un anno, la vuole subito, perché, come da lui stesso dichiarato, è prontissimo per le Olimpiadi di Rio.

“Se tra un anno mi danno ragione non me ne frega nulla – ha detto il marciatore -. Voglio andare alle Olimpiadi perché sono pronto e vincerò”. L’atleta, parlando con i giornalisti a Vipiteno, ha spiegato che non ha “bisogno di doping, ma soltanto di potermi allenare tranquillamente” e ribadisce con forza la sua innocenza: “Non mi sono dopato. O qualcuno mi ha dato di nascosto la sostanza, o la provetta è stata manipolata”.

Schwazer, campione olimpico della 50 km di marcia a Pechino 2008, era risultato positivo ad un controllo anti-doping alla vigilia dei Giochi olimpici di Londra 2012, ed era stato conseguentemente sospeso dal Tribunale Nazionale Antidoping fino al 29 aprile 2016.

Poi, circa un mese fa, era stato effettuato un ulteriore test anti-doping su un campione di urine prelevato il 1° gennaio 2016: in un primo momento il test aveva dato esito negativo.

Ma il successivo test compiuto sulla stessa provetta avrebbe trovato la presenza di testosterone esogeno e così la IAAF ha sospeso l’atleta con effetto immediato in via cautelare, precludendogli le Olimpiadi di Rio di quest’anno. Il team che lo sostiene è convinto che Alex Schwazer sia “vittima di un complotto”, forse ordito da russi con una Federazione internazionale che deve dimostrare con i fatti di essere uscita da un periodo caratterizzato dalla corruzione.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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