stupro

Un fatto di cronaca che lascia perplessi per la sua evoluzione.

Successe a Palmi (Reggio Calabria) nell’estate del 2022. Era stata violentata da un “branco”, tra i quali figuravano alcuni rampolli di affiliati alla ‘ndrangheta. A seguito del fermo dei “presunti colpevoli” i suoi stessi parenti – fratello e sorella compresi – invece di sostenerla ed aiutarla, manifestarle solidarietà, hanno fatto forti pressioni e minacce finalizzate a farle ritirare la denuncia e le relative accuse, oltre a privarla del telefono. Non soddisfatti hanno anche cercato di spingerla al suicidio e successivamente di farla visitare da uno psichiatra che certificasse la sua incapacità di intendere e volere per rendere inutilizzabili e inattendibili le dichiarazioni in sede di processo contro il branco.

Gli inquirenti, informati dei fatti, hanno fatto arrestare fratello e sorella della ragazza, minorenne, e i loro due compagni, che sono finiti ai domiciliari con l’accusa di violenza, minaccia e intralcio alla giustizia.

Per la cronaca tale “vicenda” iniziò nell’estate del 2022, estate in cui il “branco” (3 di loro sono parenti di esponenti delle cosche della ‘ndrangheta mentre il quarto è legato ad un amministratore locale) prese di mira alcune ragazze minorenni delle quali due furono “oggetto” del loro “piacere” e che stuprarono. I quattro vennero arrestati nel novembre successivo a seguito delle denunce di una delle vittime che ha confermato lo stupro e la diffusione di materiale pornografico a sua insaputa. Oltre a loro sono invece indagati altri sedici giovani, alcuni dei quali minorenni. Con l’avvicinarsi del processo, ci si aspettava un “forte” sostegno da parte dei familiari della coraggiosa ragazza. Tutt’altro, le Forze dell’Ordine hanno accertato reiterati episodi di vessazione subiti dalla minorenne, da parte dei propri familiari che hanno fatto pressioni di ogni genere affinché ritirasse la denuncia.

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto Imagoeconomica

 

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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