Dopo una vita così tanto difficile e travagliata, come si può anche solo pensare di non lasciarla riposare in pace?

Eppure, alcuni ignoti, hanno deciso di commettere un atto vandalico in Francia, profanando la tomba dell’attrice Romy Schneider nel cimitero di Boissy-sans-Avoir. Stando a quanto si è potuto apprendere attraverso alcune fonti della magistratura locale, la pietra tombale è stata rimossa ma non vi sarebbe stato alcun ulteriore danneggiamento.

L’attrice, passata alla storia per aver interpretato la principessa Sissi, si è spenta a Parigi nel 1982, a soli 43 anni; le cause del decesso non vennero mai accertate, dal momento la Procura decise di non effettuare alcuna autopsia, anche se si ritiene che fu colpita da arresto cardiaco. Era diventata famosa da giovanissima, recitando poi in film come “Il processo” di Orson Welles, “Il cardinale” di Otto Preminger, “L’importante è amare” di Andrzej Zulawski e “La piscina” di Jacques Deray, dove lavorò accanto ad Alain Delon, con il quale ebbe una relazione sentimentale.

Romy non ebbe certo una vita bella e dorata, anzi, dovette affrontare molta sofferenza. Dopo la rottura con Delon nel 1964, la vita sentimentale della giovane fu tormentata e complicata dal fallimento di due matrimoni, eventi che contribuirono a spingerla verso depressione e alcolismo. Nonostante la nascita di due figli, David, nato dal primo matrimonio con il regista Harry Meyen, e Sarah, nata dalle seconde nozze con Daniel Biasini, la vita di Romy venne sconvolta dal suicidio del primo marito, che si impiccò con una sciarpa nella sua casa di Amburgo.

Inoltre, il destino le assestò un altro terribile colpo portandole via il figlio David, che morì a soli 14 anni a causa di un tragico incidente: rimase infilzato in un cancello che tentava di scavalcare a casa dei nonni.

Ormai distrutta dall’alcol e dall’asportazione di un rene a causa di un tumore, la Schneider fu trovata morta il 29 maggio 1982 nella sua casa parigina. La sua tomba si trova accanto a quella del suo David, a Boissy-sans-Avoir.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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