Ci sono paesi dove le modifiche alla costituzione non passano inosservate, dove il popolo si ribella. Naturalmente non stiamo parlando dell’Italia, ci mancherebbe. La ribellione ha preso corpo e forza in Venezuela, dove la tensione aumenta di ora in ora.

Tutto è cominciato in seguito all’iniziativa del presidente, Nicolas Maduro, di scrivere una nuova Costituzione, “stavolta del popolo, e non dei partiti politici”; ma l’opposizione non è certo rimasta in silenzio ad osservare e dopo aver parlato di “colpo di Stato” ha chiesto ai venezuelani di “ribellarsi”. L’appello è stato accolto.

Camminando per le vie di Caracas è impossibile non imbattersi in uno dei tanti cortei organizzati contro il governo; tuttavia Maduro prosegue per la sua strada e dinanzi a migliaia di sostenitori riuniti nel centro di Caracas, il presidente ha garantito “un’Assemblea Nazionale Costituente chavista”, “per arrivare alla pace di cui il Paese ha bisogno, per sventare il colpo di Stato fascista e perché sia il popolo con la sua sovranità a imporre la pace, l’armonia e il dialogo nazionale autentico”.

L’obiettivo evidente è quello di accantonare l’Assemblea nazionale, il Parlamento, controllato dall’opposizione: si tratta del solo potere del Paese che non è ancora controllato da Maduro.

Praticamente immediata è stata la reazione dell’opposizione, riunita nella Tavola dell’Unità Democratica (Mud), che ha invitato a nuove proteste nelle strade; e ha anche annunciato che oggi “l’Assemblea Nazionale terrà una seduta per affrontare il golpe di Stato più grave della storia del Venezuela”.

Nel frattempo, Luis Almagro, il segretario generale dell’Osa, l’Organizzazione degli Stati americani, ha avvertito che i controlli saranno ai massimi livelli per assicurarsi che il governo di Maduro non consolidi una dittatura.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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