Animali buffissimi, che grazie alla loro simpatica camminata e all’incapacità di volare hanno ispirato molti autori di cartoni animati, film e libri, i pinguini sono una specie animale a rischio estinzione, perciò costantemente monitorati da organizzazioni internazionali, ricercatori e associazioni ambientaliste. L’ultimo allarme era stato lanciato lo scorso febbraio da Greenpeace e da alcuni ricercatori della Stony Brook University, secondo i quali “la diminuzione dei pinguini in Antartide ha raggiunto livelli drammatici”, e “il previsto aumento di altri 2 gradi delle temperature porterebbe ad una ulteriore diminuzione di oltre il 50% delle colonie esistenti”.

A confutare, almeno per il momento, tale notizia, sarebbe la scoperta – di cui è stata data notizia pochi giorni fa, di 11 colonie di pinguini Imperatore, la cui presenza è stata accertata dai satelliti europei “Sentinel” del Programma Copernicus gestito dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA). A dire il vero 3 delle 11 erano già state individuate, ma mai confermate; ammontano quindi a 61 le colonie di pinguini Imperatore oggi presenti nel Continente Antartico.

Le nuove colonie sono piuttosto piccole e portano la presenza di questi esemplari a poco più di mezzo milione.

I pinguini Imperatore sono i più alti, più grandi, più pesanti ma anche i più conosciuti tra tutte le 18 specie esistenti: arrivano a misurare 120/125 cm di altezza e a pesare circa 40 chili; caratterizzati dal dorso e dalla testa di colore nero, presentano il ventre bianco e la parte alta del petto giallo chiaro; si riconoscono da due macchie giallo oro all’altezza delle orecchie. Vivono in media dai 20 ai 40 anni (pochi e rari casi) in colonie molto popolate, dove la lotta per la sopravvivenza è all’ordine del giorno; la loro riproduzione e nidificazione avviene tra quei ghiacci che sono oggi a rischio scioglimento a causa del surriscaldamento del pianeta: dopo aver deposto le uova le femmine le lasciano in consegna ai maschi, che se ne prendono cura per circa due mesi, mantenendole al caldo in una specie di tasca chiamata “marsupio della covata”; per tutto quel periodo i maschi si prendono cura delle uova senza mai cibarsi; si allontaneranno per mangiare solo al ritorno delle femmine.
Ora, concedetemi una riflessione personale: sono cresciuta coi nonni che mi hanno insegnato ad osservare i comportamenti degli animali “perché molte persone, da loro, hanno tutto da imparare”; dopo aver letto e condiviso con voi quest’ultima notizia sulla cura e protezione dei maschi nei confronti delle uova, quelle parole mi risuonano nella testa, e penso che… sì, i nostri amici animali sono preziosi maestri di vita e d’amore!

A cura di Sarà Patron – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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