GIULIANO AMATO

Sulla strage di Ustica “teatro di una guerra illegale” avvenuta il 27 giugno 1980, ci sono tanti punti fermi, faticosamente acquisiti grazie alle indagini giudiziarie, ai procedimenti penali e civili e alle inchieste giornalistiche; tuttavia, pur avendo una verità “storica” oramai consolidata, manca ancora una verità “processuale” che restituisca giustizia alle ottantuno vittime. Trentanove delle quali mai recuperate dalle profondità del mar Tirreno.

Nel 1986 uno dei famigliari ruppe il guscio del dolore personale e del silenzio assordante per trasformare la tragedia in una grande questione di dignità nazionale. Scrisse una lettera ai parenti di tutte le vittime, proponendo la costituzione di un’associazione che divenne ben presto una spina nel fianco del potere politico di turno.

Iniziativa già attuata nel 1981 da oltre quaranta persone che fondarono l’Associazione dei famigliari delle vittime nella strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980 (85 morti e 200 feriti), creata per ottenere verità e giustizia. Misteri insoluti che costellano come tessere mancanti il puzzle di storie la cui ricostruzione giudiziaria ha dimostrato il come e il perché di una scientifica opera di occultamento di carte, devastazioni documentali, depistaggi, reticenze e chiusure ermetiche che hanno impedito di identificare gli autori dell’eccidio (in alcune stragi anche i mandanti) e gli insabbiatori. Un muro di gomma. Le autorità francesi e statunitensi hanno molto da spiegare e sono tanti gli “omissis” ancora da de-classificare. Si sa che la Francia non ha mai collaborato veramente con la nostra magistratura, anzi ha fornito informazioni false circa la chiusura di basi militari che invece erano aperte la sera della strage.

L’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, recentemente, ha gettato un sasso nello stagno, indicando una possibile via d’uscita dalla malsana palude di una ragion di Stato che, quarantaquattro anni dopo, non sembra più avere senso in un quadro politico ben diverso dalla situazione bipolare di allora. Quello che manca, a oggi, è l’assunzione di responsabilità da parte dei governi dei Paesi coinvolti: Francia, Stati Uniti, Italia, Inghilterra e Libia. Una fittissima ragnatela di alleanze militari internazionali, senza volto, che non rendono giustizia alle vittime innocenti.

Il finale di questa partita infinita per ricomporre la frattura tra una verità storica oramai acquisita e una verità giudiziaria da completare, si gioca sulla gestione degli archivi, necessari serbatoi informativi che ogni Stato ha manipolato a proprio uso e piacimento.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto ImagoEconomica 

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

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