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C’è una delusione totale per non parlare di molta rabbia di partite Iva e liberi professionisti per le misure economiche contenute nel nuovo decreto sostegni del governo Draghi. Dopo aver capito il meccanismo degli aiuti a fondo perduto, nei comunicati ufficiali di associazioni di categoria e Ordini professionali si parla di briciole ed elemosina. Bocciata la bozza che prevedeva 3 mila euro a pioggia per gli autonomi e le partite Iva, ha prevalso un calcolo molto più penalizzante che porterà pochi spiccioli nelle tasche dei lavoratori autonomi.

Unico aspetto positivo rispetto al governo precedente  è l’eliminazione dei codici Ateco che avevano lasciato fuori dai ristori del 2020 intere categorie.  Rimane il fatto che i sostegni sono insufficienti: le partite Iva sono state escluse ingiustamente dai ristori l’anno scorso e ora ci troviamo nella situazione in cui alcuni soggetti hanno preso doppi e tripli ristori mentre gli autonomi rimangono solo con questo sostegno. Per molte microimprese che non sono rientrate tra i beneficiari degli aiuti pubblici questo contributo, che sarà intorno ai 1.000 euro, risulta assolutamente iniquo». Insorgono anche partite Iva particolarmente penalizzate dalla crisi come quelle legate a banqueting e catering. Avevamo riposto tanta fiducia nel Decreto Sostegno, ma si è rivelato fonte di cocente delusione. Il sostegno economico è ampiamente insufficiente a fronte di aziende ferme da 12 mesi e con perdite fatturato del 90%».

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Il calcolo per capire quanto spetta ad ogni singola impresa

Questa tornata di aiuti ai lavoratori autonomi e professionisti avrebbe dovuto sanare l’esclusione subita lo scorso anno: nel 2020 infatti partite Iva e professionisti hanno ricevuto solo un bonus una tantum e sono stati esclusi da tutti i contributi a fondo perduto. Giusto per capire come si è arrivati al sostegno al ribasso dell’ultimo decreto, basta fare un paio di esempi per capire. Se una partita Iva ha dichiarato un reddito di 50 mila euro nel 2019 (è la fascia più numerosa tra le partite Iva) e un reddito da 25 mila euro nel 2020 ha subito il 50% delle perdite. Quindi nel 2019 guadagnava 4.100 euro al mese e nel 2020 poco più di 2 mila. La differenza è una perdita di 2 mila euro al mese. Il governo ha deciso di rimborsare il 60% della perdita mensile, quindi 1.200. Questa è la cifra che riceverà la partita Iva, ma per l’intero 2020. Così chi avrà dichiarato 100 mila euro e perso il 50% degli introiti riceverà 2.400 euro. Davvero troppo poco per non fare fallire molte attività.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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