JOSHUA REDMAN

L’acclamato sassofonista Joshua Redman debutta su etichetta americana la Blue Note Records con “Where are We” una delle sue opere discografiche più avvincenti fino ad oggi: un viaggio musicale attraverso gli Stati Uniti d’America (“ognuno dei brani di questa opera in qualche modo fa riferimento a una località”, spiega il sassofonista), e anche il primo album vocale di Redman grazie all’apporto della giovane cantante Gabrielle Cavassa, insieme a una band da sogno composta dal pianista Aaron Parks, dal bassista Joe Sanders e dal batterista Bria Blade.

Per allargare la visuale, Redman ha invitato quattro amici a contribuire ai ritratti delle loro citta natali: i chitarristi Kurt Rosenwinkel (“Streets of Philadelphia”) e Peter Bernstain (“Manhattan”), il trombettista Nicholas Payton (“Do You Know What it Means to Miss New Orleans?”) ed il vibrafonista Joel Ross (“Chicago Blues”). Joshua Redman e uno degli artisti jazz più acclamati e carismatici emersi negli anni Novanta. Nato a Berkley, in California, è il figlio del leggendario sassofonista Dewey Redman e della ballerina Renee Shedroff.

Nel 1991 Joshua Redman si è laureato come laude all’Haward College ed era già stato accettato dalla Yale Low School, ma rinviò l’ammissione per quello che credeva sarebbe durato solo un anno. Si trasferì invece a New York nella Grande Mela e si ritrovò subito immerso nella fiorente scena jazz della città. Cinque mesi dopo Redman è stato nominato vincitore del prestigioso Thelonious Monk International Saxophone Competition.

Da allora, Redman ha lavorato e suonato con una vasta gamma di luminari del jazz, e ha pubblicato altre venti opere discografiche, pubblicate dalla label Warner Bros. Music Corporation e la label None Such e ha ottenuto il massimo dei voti nei sondaggi dei critici e lettori del magazine americano Dawn-Beat, Jazz Times e il The Village Voice e il Magazine Rolling Stone.

L’artista Joshua Redman è uno degli artisti più acclamati e carismatici emersi negli anni Novanta. Egli si è avvicinato in tenera età a una varietà di musiche dal jazz, alla classica, al rock, al soul, alla musica indiana a quella indonesiana, a quella mediorientale e a quella africana e inoltre si avvicina agli strumenti musicali, dal flauto, al pianoforte. Alla chitarra e al gatham, gemelon. Egli ha iniziato a suonare il clarinetto all’età di nove anni prima di passare a quello che divenne il suo strumento principale, il sassofono tenore. Le prime influenze sono state di John Coltrane, Ornette Coleman, Cannonball Adderly e di suo padre Dewey Redman, così come il gruppo dei Beatles e i vari artisti del Rhithem’s and Blues e Soul, Aretha Franklin, i Tentations, gli Earth, Wind and Fire, da Prince, ai The Police e i The Zeppelin. Hanno dato al sassofonista Joshua Redman una dimensione più profonda nella musica internazionale. Ma sebbene il musicista americano amasse suonare il sassofono e fosse un membro devoto del pluripremiato Berkeley High School Jazz Ensamble and Combo dal 1983 al 1986, gli studi accademici sono sempre stati la sua prima priorità e non ha mai preso seriamente in considerazione di diventare un professionista musicale. Alcuni dei suoi amici (ex studenti del Berklee College of Music che Joshua aveva incontrato a Boston) si erano recentemente trasferiti a Brooklyn e stavano cercando un’altro coinquilino che li aiutasse con l’affitto. Redman accettò il loro invito a trasferirsi e quasi subito si ritrovò immerso nella scena jazz di New York City. Egli ha iniziato a suonare regolarmente con alcuni dei principali musicisti della sua generazione: Peter Berstein, Larry Goldings, Kevin Hays, Roy Hargtrove, Geoff Keezer, Leon Parker, Jorge Rossy e Mark Turner (solo per citarne alcuni). Nel novembre dello stesso anno, cinque mesi dopo essersi trasferito a New York City, Redman fu nominato vincitore del prestigioso premio Thelonious Monk International Saxophone Competition. Questo è stato solo uno dei momenti più visibili di un anno che ha visto Redman iniziare a fare tournée e a progettare registrazioni fotografiche, con maestri del jazz internazionale come suo padre Dewey Redman, Jack DeJohnnette, Charlie Haden, Elvin Jones, Joe Lovano, Pat Metheny, Paul Motion e Clark Terry. Per Joshua, questo è stato il periodo di straordinaria crescita, esperienza inestimabile e ispirazione infinita. Ora è completamente impegnato in una vita immersa nella musica, Redman firmò rapidamente il suo primo contratto discografico con la Casa Warner Bros.

Pubblicò il suo primo lavoro discografico omonimo nella primavera del 1993, che successivamente gli valse la sua prima nomination ai Grammy Awards. Quell’autunno dello stesso anno vide l’uscita dell’opera discografica “Wish“, in cui Joshua fu raggiunto dal cast stellare del chitarrista Pat Metheny, dal contrabbassista Charlie Haden e dal batterista Billy Higgins. Egli ha fatto un lungo tour con Metheny durante la seconda metà di quello stesso anno. La sua registrazione successiva, MoodSwing, fu pubblicata nel 1994, egli introdusse la sua prima band permanente, che comprendeva altri tre giovani musicisti che sono diventati alcuni degli artisti più importanti e infliluenti del jazz moderno di oggi e del nuovo Millennio: il pianista Brad Mehldau, il contrabbassista Christian McBride è il batterista Brian Blade.

Nell’edizione successiva di questo ensamble includeva altri musicisti, anch’essi di notevole fattura, il chitarrista Peter Berstein, il pianista Peter Martin, il bassista Chris Thomas e il batterista Brian Blade. Nel corso di una serie di celebri registrazioni tra cui Spirit of the Moment / Live at the Village Vanguard, Freedom in the Groove e Timeless Tales (For Changing Times), Redman si è affermato come uno dei band-leader più coerenti e di successo della musica aggiungendo i sassofoni soprano e contralto oltre al tenore e al suo arsenale strumentale. Il secondo acclamato quartetto di Joshua, formato dal pianista Aaron Goldberg, dal bassista Reuben Rogers e dal batterista Gregory Hutchinson, si è formato nel 1998 e ha fatto il duo debutto producendo l’opera discografica “Beyond” nell’anno 2000, a inizio Millennio.

L’interazione dinamica e il rapporto insolito di questo gruppo hanno ispirato Redman a scrivere e registrare la sua prima composizione di lunga durata, “Passage of Time“, opera discografica pubblicata nel 2001. Un’anomalia dopo, Redman iniziò a incanalare la sua sensibilità attraverso una nuova strumentazione e formò il “The Elastic Band Trio”, un trio flessibile, elettrizzante e badato sul groove, costruito una collaborazione continua con il tastierista Sam Yahel e il batterista fidato Brian Blade. Il trio ha debuttato con i progetti del 2002 “YaYa3” ed “Elastic”.

Inoltre il batterista Jeff Bollard iniziò a suonare regolarmente con la formazione “The Elastic Band” più tardi di quello stesso anno, e lui (insieme a Blade e Yahel) giocò un ruolo centrale nella loro registrazione fonografica successiva, con il progetto “Momentum“, nominato ai Grammy Awards, opera che fu pubblicata nel 2005 per inaugurare l’affiliazione di Redman con la label I Nonesuch Records, Warner Bros. Music, in questa occasione presentava una formazione diversificata ed entusiasmante di ospiti speciali. Redman inoltre è stato nominato Direttore artistico per la stagione primaverile nella prima decade del nuovo Millennio dall’organizzazione del jazz SFJAZZ.

Redman diviene così il direttore esecutivo di SFJAZZ Randall Kline, che il quotidiano del New York Time ha definito un “momento eureka“; la creazione del collettivo SFJAZZ, è un ensamble che si distingue sia per la creatività dei suoi membri che per un’enfasi primaria unica sulla composizione. Inaugurata nel 2004, la band di otto elementi è composta da un cast multigenerazionale di musicisti affermati. Il repertorio del collettivo comprende sia opere su commissione che nuovi arrangiamenti delle opere di grandi compositori del jazz moderno. Nel marzo del 2007, Redman annunciò che si sarebbe preso una pausa sia dalla direzione artistica che dal collettivo SFJAZZ per concentrarsi su nuovi progetti.

Il mese successivo, la label Nonesuch pubblicò il primo disco in trio senza il pianoforte del giovane sassofonista “Back East”, insieme al musicista, suonano tre sezioni ritmiche di basso e di batteria, Larry Grenadier e Alì Jackson, Christian McBride e Brian Blade, Reuben Rogers e Eric Harland e tre ospiti speciali, i sassofonista Chris Cheek, Joe Lovano e Dewey Redman. In Compass, pubblicato nel gennaio del 2009, opera discografica sempre sotto la label Nonesuch – Warner Bros. Music America, Joshua continua a esplorare l’ampio forma del trio e con un gruppo di collaboratori intrepidi: I bassisti Larry Grenadier e Reuben Rogers, i batteristi Brian Blade e Gregory Hutchinson – Redman letteralmente e figurativamente allunga la formazione dell’approccio a tre; nel più audace di questi brani, si esibisce così con l’intera formazione in un doppio trio.

Si evince che questo musicista a una tale marcia è facilità culturale di esplorare ogni angolo della Musica mondiale, da quella africana, a quella mediorientale, a quella asiatica, a quella indonesiana e anche a quella del continente europeo, compresa la Musica Classica. Una grande riserva del musicista americano, che darà ancora tanta musica ai suoi fan e agli appassionati di musica Jazz.

A cura di Alessandro Poletti ricercatore di musica Jazz – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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