Il conduttore di tale diretta, sicuramente un “Radical Chic sinistroide”, del quale comunque evito di citare il nome, sia per motivi di privacy, che deontologici, in fase di chiusura del programma ha ritenuto opportuno di renderci edotti, in una vergognosa sceneggiata melodrammatica, come sempre alla ricerca di una visibilità personale e politica, sul tema della “sofferenza” portando all’attenzione degli accoliti e degli ascoltatori il caso di “Indi Gregory” la piccola di 8 mesi che oggi, tra poche ore, verrà privata della sua vita. Per rendere il suo “soliloquio” più “prendente, in modo ben studiato, cambiando il tono della voce, ha ripetuto più volte “nessun bambino dovrebbe morire” ma esaltando l’operato dei medici del Queen’s Medical Centre di Nottingham, dichiarando che è il miglior nosocomio al mondo, ma dove oggi saranno avviate le procedure per il distacco dei macchinari che la tengono in vita, su disposizione dei Giudici dell’Alta Corte di Londra, che si avvalgono di una specifica legge inglese che consente tale atto infamante.

Ricordo che tali Giudici non hanno dato credito neppure all’ultimo tentativo del Console italiano di Manchester, Matteo Corradini, che aveva chiesto la giurisdizione del caso ai sensi della Convenzione dell’Aja del 1996, richiesta che hanno ritenuto non conforme allo spirito della convenzione. (In Inghilterra l’eutanasia è consentita dalla legge). Forse per loro è meglio “programmare” la morte di Indi che magari subire una sconfitta sul piano medico internazionale, in fondo non è la loro figlia! Una carta bollata, una firma, un timbro e una vita è finita!

Riporto la dichiarazione del Giudice inglese Pell: “Non c’è nulla che suggerisca che la prognosi di Indi Gregory sarebbe modificata in modo positivo dal trattamento dell’Ospedale italiano.”

Ma il conduttore di LA7 mirava a ben altro e non ha esitato nella conclusione del suo “tema” a lanciare un “duro attacco” diretto al Governo e al suo Premier di centro destra, e per di più una donna, Giorgia Meloni e al fatto che, trascurando ben più importanti problemi del Paese, ha disposto nell’immediatezza un Cdm per assegnare la cittadinanza italiana a Indi e, su specifica richiesta dei genitori della piccola, Dean Gregory e Claire Staniforth, favorire il trasferimento di Indi all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. 

Nella sua “enfasi” di relatore ed essendo prossimo alla fase conclusiva ha sottolineato più volte tale scelta mirata a “infangare” la Premier, forse non tenendo in debito conto che a parte essere una “politica” è una “madre”.

Impossibile infatti dimenticare le parole della Meloni di qualche giorno fa: “Farò tutto il possibile per difendere la sua vita. Dicono che ci sono poche speranze ma farò tutto quello che posso per tutelare i diritti della sua mamma e del suo papà.”

Purtroppo ben poco se non “nulla” hanno potuto la costanza, la tenacia e la volontà dei genitori di Indi e i numerosi interventi della autorità italiane per salvare la piccola di 8 mesi, affetta da una grave malattia mitocondriale.

Stamane è stata trasferita al Queen’s Medical Centre, scortata dalla polizia che sorveglia anche la struttura, temendo azioni violente da parte dei cittadini, per essere staccata dalle macchine che la tengono in vita.

Il padre, ha dichiarato: “Spero che la mia guerriera sopravviva fino a lunedì. Il mio Paese ha condannato a morte una bambina ancora viva invece di accettare l’offerta dell’Italia di curarla senza alcun costo per il governo britannico.”

Riprendo alcuni commenti fatti:

Simone Pillon, che fa parte del team legale italiano che ha seguito la famiglia Gregory, ha affermato: L’Italia ha fatto il possibile su richiesta dei genitori, ma ha trovato solo muri.”
Papa Francesco si è rivolto alla famiglia di Indi con una accorata preghiera non mancando un pensiero anche a tutti i bambini che in queste stesse ore in tutto il mondo vivono nel dolore o rischiano la vita a causa della malattia e della guerra.
Eugenia Roccella, Ministra della famiglia, della natalità e delle pari opportunità, in merito a quanto accaduto alla piccola Indi ha posto al centro del dibattito la questione della libertà di cura, un diritto che a parole tutti dicono di difendere, ma che in questa occasione è palesemente ignorato. La sua dichiarazione: “Non si tratta di sottoporre la bambina a trattamenti improbabili o dolorosi, ad accanimenti terapeutici o peggio a truffaldini viaggi della speranza, ma di dare a chi ha la responsabilità legale della piccola la possibilità di scegliere un percorso di cura in una struttura accreditata ed altamente specializzata. Impedire la cosiddetta “second opinion” a un paziente è contrario a qualsiasi deontologia medica. Indi ha diritto di essere curata fino all’ultimo, e la cura non è sempre la promessa di guarigione, ma la lotta quotidiana per tutelare la persona e allontanare la fine, per accudirla e creare per lei le migliori condizioni possibili, per scegliere in ogni momento la vita e non la morte”.

Beppino Englaro, che condusse una vera “lotta legale” per ottenere la sospensione delle cure alla figlia Eluana, vittima di un incidente stradale nel 1992, ha affermato: “Questa è un’altra tragedia della responsabilità che va chiarita a livello universale. Bisogna stabilire a chi spetta l’ultima parola. A chi tocca decidere? Bisogna stabilirlo e, una volta stabilito, non ci saranno più discussioni di questo tipo perché se ne prenderà solo atto. Purtroppo, so che non succederà mai, è il tema universale della vita e della morte, una questione di diritto umano universale che continua a riproporsi anche dopo tanti anni.” 

Invece in Inghilterra – che si è già trovata di fronte a situazioni di fine vita altrettanto complesse – la tagica vicenda di Indi Gregory è rimasta contenuta nel contesto medico e giuridico, con la sola cronaca giornalistica che ne ha seguiti gli sviluppi, senza incorre in dibattiti etici e politici, semplificando in una “procedura burocratica“, un vero trionfo di vergogna e disumanità!
A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica 
Editorialista Pier Luigi Cignoli

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