Foto Gian Mattia D'Alberto/LaPresse12 maggio 2021 Cattolica, ItaliaSport CiclismoGiro d'Italia 2021 - edizione 104 - Tappa 5 - Da Modena a Cattolica (km 177)Nella foto: EWAN Caleb (AUS) (LOTTO SOUDAL) vincitore di tappaPhoto Gian Mattia D'Alberto/LaPresseMay 12, 2021 Cattolica, Italy Sport CyclingGiro d'Italia 2021 - 104th edition - Stage 5 - from Modena to Cattolica In the pic: EWAN Caleb (AUS) (LOTTO SOUDAL) winner stage
Dieci tappe, poco più di 1500 chilometri percorsi, con uno spettacolo che non è mai mancato anche se le tappe decisive sono di là da venire ….
Questo è il Giro nel giorno di riposo, un riposo meritato, un riposo che sarà ripetuto martedì prossimo, in mezzo a due tappe di montagna da far venire i brividi già ora, un riposo che serve non solo ai campioni, ma anche a coloro che non si sono certo risparmiati, andando in fuga ogni giorno, scattando sin dal primo metro della tappa, di tutte le tappe sin ora disputate.
La prima parte del Giro 2021 ha visto i migliori disputarsi i traguardi difficili, quelli dove sono i capitani a giocarsi la vittoria di tappa, qualche secondo di abbuono, sempre prezioso in una corsa che promette di essere tiratissima; ma ha visto anche tanti bravi comprimari dimostrarsi coraggiosi e si devono ringraziare quelle formazioni che con pochi denari diventano il succo della corsa rosa, almeno sino a quando sarà loro permesso, da quelli bravi, dal percorso, dalle tappe dove il dislivello segnerà diverse migliaia di metri ….
Guardiamo la classifica e, nelle prime posizioni, leggiamo molti dei nomi favoriti per la vittoria finale, ma pure qualche sorpresa, positiva e negativa; però accendendo già dal mattino il televisore e godendoci le tappe, integralmente trasmesse dalla Rai, abbiamo scoperto lo svizzero Pellaud e Filippo Tagliani, dell’Androni Giocattoli-Sidermec, così come Davide Gabburo ed Umberto Marengo della Bardiani-Csf-Faizanè, o perché no, Vincenzo Albanese e Lorenzo Fortunato della Eolo-Kometa.
Non a caso ho fatto i nomi di alcuni dei corridori delle tre formazioni Professional italiane, invitate dall’organizzazione (e l’Androni-Sidermec manco doveva esserci), che hanno sin qui movimentato le tappe di questa prima parte del Giro; d’altra parte tutti guardano le classifiche delle maglie, la rosa di Bernal (in testa anche alla bianca), la ciclamino di Sagan, l’azzurra di Bouchard …. ma poi ci sono altre classifiche, non meno nobili, anche se non assegnano maglie preziose (ma per fortuna premi sì) ….
In quella della Combattività Bernal c’è, ma è terzo, preceduto da Pellaud e Marengo, primo e secondo anche in quella dei chilometri percorsi in fuga, e con Albanese e Tagliani subito dietro …. ovviamente anche queste classifiche hanno un regolamento, perché non tutte le fughe sono …. fughe vere e proprie ….
Dopo il riposo, il Giro inizia la parte di percorso più dura, quella che avvicinerà alle montagne ed alla “famigerata” terza, terribile, settimana; già gli arrivi a Montalcino e Bagno di Romagna saranno tutt’altro che passeggiate, quasi a far da prologo allo Zoncolan (sabato 14), a Cortina, Sega di Ala, l’Alpe di Mera e l’Alpe Motta, per chiudere con la crono da Senago a Milano ….
Detto dei protagonisti di giornata, dei fuggitivi, che non mancano mai di giorno in giorno, è doveroso parlare anche di chi punta alla maglia rosa finale, iniziando proprio da Egan Bernal, che ancora alla vigilia si diceva preoccupato dal mal di schiena, ma a cui evidentemente i dolori sono decisamente passati, visto che il rosa ce l’ha addosso proprio lui e che è sin qui stato il migliore tra i favoriti, supportato da una squadra che quando ha dovuto, ha scandito il ritmo di tutti.
Proprio tra i compagni del colombiano, un cenno lo merita il nostro Filippo Ganna, non il solo della Ineos a “difendere” al meglio il capitano, ma certamente colui che fa sognare i tifosi italiani e nel nome del quale non sono mancate le polemiche per quanto visto indossando a sua volta la maglia rosa, ricordiamo conquistato con il primo posto nel prologo di Torino.
In molti si sono scatenati relativamente al “trattamento” ricevuto dal nostro campione, messo a tirare il gruppo quando ancora era lui con la maglia del migliore; in realtà Filippo, per quanto fortissimo, non può certo ambire a vincere il Giro, e se è vero che aveva la maglia rosa addosso, è altrettanto vero che fa parte di una formazione dove il capitano è un altro e, piaccia o meno, lui è uno di quelli che deve portarlo a Milano il meglio possibile.
Chi segue il ciclismo ha certamente visto da sempre grandissimi corridori al servizio di un compagno, sacrificati in compiti di gregariato che fanno storcere il naso a qualcuno, ma questa è la legge dello sport, delle corse ciclistiche, e Ganna non è diverso dagli altri; se lo si vuole capitano al Giro, è necessario che cambi formazione …. ma sarebbe necessario che cambiasse anche il proprio fisico e le proprie caratteristiche …. o no?
Ganna è uno che può vincere la Roubeaux, le Classiche di Primavera, compresa la Sanremo, e qui può pensare di non dover fare l’apripista come nell’ultima corsa dei fiori, ma in una gara a tappe di tre settimane? Potrà mai partire con i favori del pronostico? Oltretutto, quante volte abbiamo visto corridori bravissimi quando la responsabilità del successo era sulle spalle di altri e molto meno bravi con addosso i gradi, e la responsabilità, di capitano?
Gli esempi, ci sono e ce ne sono tanti, anche in questo Giro, dove Jai Hindley, il secondo dello scorso anno, è ventiduesimo a 4’28” da Bernal, seguito da un altro grande protagonista del Giro 2020, Joao Almeida (ventitreesimo a 4’56”), che corre sì in squadra con Evenepoel, ma che quando si è staccato mica è perché aveva lavorato per il capitano; come dire che è facile fare bene, sbalordire, quando si gioca al coperto, senza grandi responsabilità, mentre è molto più difficile ripetersi, magari con il peso di essere tra i favoriti.
Un peso che non hanno avuto il russo Vlasov, Giulio Ciccone, il sorprendente ungherese Attila Valter, che sono lì, nelle primissime posizioni, tenendo botta agli scatti dei favoriti, pronti magari a rivestire i panni che sono stati di Carapaz e Geoghegan Hart, anche loro partiti per fare bene e trovatisi con la maglia rosa indosso a Milano, quando indossarla era la sola cosa importante, quella che contava, nel posto giusto.
Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Lapresse

 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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