Il 19 maggio è una data che in due città italiane, Verona e Genova nella fattispecie, è divenuta una pietra miliare tra gli sportivi, tra i tifosi del Verona e quelli della Sampdoria, dato che proprio il 19 maggio si festeggiava il primo ed unico Scudetto vinto dalla Società scaligera e da quella ligure, rispettivamente nel 1985 e 1991.
Due Scudetti che rappresentano probabilmente la fine del calcio “romantico”, pur nella diversità strutturale delle due realtà di quei tempi; volendo, il tricolore scaligero era un vero e proprio miracolo, arrivato da quella che veniva considerata una provinciale, con una rosa fatta letteralmente con gli “scarti” altrui, guidata però da un allenatore, Osvaldo Bagnoli, mai troppo considerato dalle grandi, sbagliando immensamente, dato che quel taciturno milanese della Bovisa, è stato certamente uno dei migliori allenatori del calcio nostrano.
Pur nella diversità dei tempi, già allora era importante la “visibilità”, l’avere buona stampa, e sotto quell’aspetto, Bagnoli era un milanese atipico, per nulla “bauscia”, ma grandissimo nel saper guidare la squadra, tanto che dopo il Verona, proveniente dalla panchina del Cesena (dove ancora oggi è ricordato con grande stima), come non sottolineare la sua permanenza al Genoa, portato ai primi posti della classifica e capace di arrivare alle Semifinali della Coppa Uefa, vincendo in quel vero e proprio tempio del calcio che è lo stadio del Liverpool, l’Anfield!
Diversa era invece la Sampdoria del presidente Mantovani, di un altro immenso mister, qual’è stato Vujadin Boskov; a Genova anche la rosa era tutt’altro rispetto a quella del Verona, non scarti ma veri e propri campioni, ma poco importa se Galderisi non era Vialli, ed Elkiaer non poteva neppure lontanamente fare la controfigura di Mancini, perché alla fin fine la cosa importante sono stati quei due Scudetti, istanti brevi ma intensi, stagioni presto consumate dall’incedere del calcio berlusconiano, di quello che oggi è diventato il calcio dei debiti.
In quel 19 maggio i sogni di due tifoserie, di due città, si sono trasformati in realtà, splendida, da vivere con la passione che il tifo sa regalare, senza eccessi però, perché anche in quello eravamo lontani dall’oggi; sfottò, certamente, perché la presa in giro benevola è sempre la cosa migliore e figurarsi a Genova, nella parte rossoblu, come potevano vivere uno Scudetto degli “odiati” cugini.
Non voglio dire che il calcio è morto il 19 maggio 1991, ma a leggere l’albo d’oro del calcio da quel giorno, cosa ne viene fuori? Uno Scudetto della indebitatissima Lazio di Cragnotti, uno dell’altrettanto indebita Roma di Sensi e poi …. Juve, Milan, Inter, ovvero la SuperLega dei soldi mal spesi, delle entrate che mai sono almeno pari alle uscite …. e non vogliamo parlare della fine del calcio romantico?
Dal 1964 a quel 1991 hanno vinto il Bologna, la Fiorentina, il Cagliari, il Torino, la Roma, due volte il Napoli ed appunto Verona e Sampdoria, e poi …. i soldi, o meglio i potenti indebitati, ma qualcuno crede sia ancora sport …. chissà se per fortuna ….
Verona e Sampdoria, sogni divenuti realtà, che naturalmente mai si ripeteranno anche se queste sono le cose da opporre alla SuperLega, senza tante parole, pur se ormai ci hanno tolto persino i sogni, quelli di chi non tifa per il pallone …. a righe!
Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Vittorio Calbucci
Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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