Alla fine dell’ultimo soffertissimo atto, è la Madrid “blanca” ad esultare: il Real alza la sua undicesima Champions League contro l’Atletico, per il quale regge la maledizione delle finali. Tre quelle disputate e perse.
Il teatro dei sogni della finale di ieri San Siro, gremito dagli urli di 60 mila spettatori, che hanno sostenuto entrambe le squadre fino alla fine della battaglia interminabile, perdurata fino ai rigori.
La partita è stata avvincente, degna di una finale di coppa, specie nel secondo tempo.
Nel primo il Real ha usato la sua arma migliore, i calci piazzati per “infastidire” gli avversari. Il piano funziona e Oblak è costretto agli straordinari, finchè al 15 non deve piegarsi al gol, irregolare, di Sergio Ramos. Proprio lui, che non segnava dalla finale di due anni fa, sempre contro i rivali cittadini, diventati il bersaglio preferito del difensore.
Il primo tempo scivola via così, senza troppi sussulti, col solito ritmo forsennato e con le emozioni dei giocatori a mille, tradotte in elementari passaggi errati.
Il canovaccio tattico si è rivelato quello previsto: Real col possesso palla, Atletico in contropiede.
Nella ripresa, gioco forza i ruoli si sono invertiti. La squadra di Simeone in svantaggio ha iniziato a spingere nell’acceleratore per recuperare il gap, ma Griezmann ha fallito l’occasione della vita: calcio di rigore sacrosanto concesso dall’arbitro che il francese calcia sciaguratamente sulla traversa, strozzando in gola l’urlo di migliaia di tifosi.
Il giocatore, rincuorato dal tecnico dopo l’errore, non è più stato lo stesso.
Il Real intanto in contropiede si è reso più volte pericoloso, creando a più riprese l’occasione del KO, ma sbattendo contro il muro avversario.
Gol mangiato, gol subito, la regola più banale del mondo, che però puntualmente si ripete.
Errore in ripartenza del Real e gol in contropiede dell’Atletico, di Carrasco, subentrato da poco.
L’agonia e l’emozione dei tifosi si protrae fino ai calci di rigore dove emerge la maggior esperienza dei blancos.
Erroraccio di JuanFran che calcia sul palo e poi ultimo penalty di Cristiano Ronaldo che con la freddezza del numero uno al mondo non sbaglia il rigore decisivo, segnando il suo primo gol a San Siro e consegnando ai suoi l’undicesima Champions League della storia del club.
Entra nella storia anche Zidanè, il settimo tecnico ad alzare la coppa coi blancos sia da giocatore che da allenatore.
Il giusto epilogo di un’altra spettacolare edizione della Champions League.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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