Il massimo della pena: ergastolo con isolamento diurno. È questa la richiesta della pubblica accusa per Antonio De Marco, lo studente 23enne di Scienze infermieristiche reo confesso del duplice omicidio dell’arbitro leccese Daniele De Santis e della sua fidanzata Eleonora Manta.

Era il 21 settembre 2020 quando Daniele ed Eleonora sono stati uccisi in modo atroce nella loro casa di Lecce: con 41 coltellate lei e 38 fendenti lui. Avevano 33 e 30 anni ed erano al loro primo giorno di convivenza nell’appartamento in cui lo stesso killer aveva abitato fino a pochi mesi prima assieme ad Eleonora e ad altri ragazzi.

Antonio De Marco avrebbe agito con “premeditazione e crudeltà”: sono le due aggravanti, già contestate al momento dell’arresto, ribadite dalla pm, Maria Consolata Moschettini, nelle tre ore dedicate alla requisitoria.

Il magistrato ha ricostruito nei particolari movente e modalità del delitto e ha chiesto alla Corte d’assise (presidente Pietro Baffa) di riconoscere l’imputato colpevole di duplice omicidio e di ritenerlo capace di intendere e di volere al momento dei fatti.

Per la sentenza bisognerà attendere maggio, ma è già chiaro che la difesa insisterà molto sui presunti disturbi mentali dell’imputato. Patologia già riscontrata dai periti della Corte d’assise che hanno diagnosticato a De Marco un “disturbo narcisistico della personalità sottotipo Covert”.

Secondo gli esperti si tratta della forma più difficile di narcisismo da individuare perché chi ne è affetto è solitamente “una brava persona, solitamente introversa, fortemente sensibile al rifiuto altrui che gli provoca un crollo dell’autostima e la genesi di una rabbia narcisistica che sfocia nella voglia di uccidere per raddrizzare un torto”.

A cura di Elena Mambelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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