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Dopo la tesi di laurea sui pappagalli bianconeri (nella puntata precedente), che sono come i vecchi democristiani, ovvero la bandiera sventola a secondo degli spifferi, il Cesena di Viali continua a sorridere verso il percorso dolce che porta alla serie B, come il novello di settembre. Ma nel contempo torno a pensare a quei pubblicisti della tribuna stampa e non sono certo intenerito perchè nulla hanno a che fare con i padri della letteratura calcistica, che hanno sempre avuto una condotta equilibrata e non incoerente nello scrivere di cronaca sportiva a seconda della prestazione.

Ad inizio campionato avevo intitolato: IL CESENA ANDRA’ IN SERIE B, spinto dalla suggestione del lavoro passato che avevo svolto a braccetto con Igor Campedelli e Sergio Aletti. E’ pur sempre vero che ogni campionato ha una sua storia, come una squadra da scuola “media o superiore”. Ma l’esperienza insegna portandola con te e il buon seme del grano non cambia mai, nemmeno quando è nuvolo. Cosa voglio affermare… semplicemente che questo Cesena allestito dalla società, non si discosta, per fisionomia, giovane età, da quella allenata da Pierpaolo Bisoli. Chi erano allora Ceccarelli, Giaccherini, Parolo, Motta, Schelotto? Semplicemente ragazzuoli senza gloria, ma con la bandana gialla del Pirata di Cesenatico; mai domi, con la voglia di pedalare e di ascoltare nello spogliatoio.

La vittoria nel campo della Viterbese, non è tanto diversa per fattispecie da quella di Lecco di un lustro fa anche se raggiunta dagli undici metri dopo un fallo inesistente in area piccola sulla pulce. Caturano come Bortolussi (che fino a sette giorni fa per i pappagalli bianconeri erano stati contro l’Imolese marziani qualunque), oggi hanno dimostrato di avere il nervo giusto per caricarsi sulle spalle l’onere dei compagni e trascinarli ad una vittoria convincente come una buona vendemmia.

La formazione di Viali, dopo aver dilatato il respiro ha saputo riannodare il suo gioco fluido in difesa, senza bruciare una giocata nella metà del campo per poi soffiare in contropiede e con sintesi facile fare arretrare i padroni di casa fino a trafiggerli nella ripresa di tempo. Lo schema del tecnico bianconero visto oggi allo stadio Enrico Rocchi (mi ritorna in mente Lidio il nostro terzo direttore dopo Dionigi e Pasini), lo sempre definito “lo spago” del calcio, quel filo di sentimento che solo i tenaci sanno sfilare nelle trame pallonare senza subirne il minimo taglio.

Il Cesena è vivo come la spuma del bar che te la sorseggi davanti al piccolo schermo quando ti esalti per il gol e gioisci per i tre punti in trasferta, che fino al campionato di serie B valgono sempre doppi; e, se non ci credete, ve lo spiego con la media inglese che continuo sempre a studiare su tutte le concorrenti.

Questa sera i pappagalli bianconeri sono costretti a tenere il becco chiuso, dopo la nascita di una ottima covata di cocorite romagnole nate nel Lazio settentrionale che sono volate festanti per sorvolare Pescara dopo il perduto impero latino di Costantinopoli.

Per ora può bastare, ad maiora Cesena! Dimenticavo, presto tornerà anche il grande pubblico…

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Luigi Rega

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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