Con il prezzo di benzina e gasolio che, come conseguenza della guerra in Ucraina, ha ormai decisamente sfondato il “muro” dei 2 euro al litro, sta diventando sempre più forte la protesta dei consumatori per le “accise”, una componente importante del prezzo dei carburanti e di cui molti probabilmente ignorano le caratteristiche.

Vediamo dunque cosa sono sono le accise a cominciare dal significato della parola che secondo i dizionari non è altro che quello di tributo, imposta.

Le accise sono quindi una tassa che lo Stato pone sulla fabbricazione o sulla vendita di prodotti di consumo. Esempio di tributo indiretto, che a differenza dell’IVA, viene posta su un numero ristretto di categorie di prodotti e applicata non in percentuale, ma secondo quantità decise dall’Istituzione.

L’avversione che accompagna questo tributo deriva probabilmente dal fatto che le paghiamo su beni che siamo tutti costretti ad acquistare e poi per le periodiche proposte di taglio o eliminazione di cui negli anni varie forze politiche hanno parlato ma senza mai dare seguito.

Il legislatore ha fatto spesso ricorso ad esse per fronteggiare disastri naturali e altre situazioni di emergenza, in modo tale da trovare subito fondi importanti. E ancora oggi esse risultano essere uno strumento fondamentale per l’economia dello Stato, una modifica del loro peso provoca, infatti, un immediato balzo delle entrate.

Le accise offrono allo Stato due fondamentali vantaggi rispetto alle altre imposte: garantiscono un gettito immediato, sicuro e costante per le casse erariali: il quantitativo dei carburanti, dell’energia elettrica e dei tabacchi consumati a livello nazionale è facilmente calcolabile in genere non cambia granché anche all’aumentare di questa tassa.

Inoltre, l’accisa scatta nel momento in cui i prodotti fabbricati vengono immessi nel circuito del consumo; l’importo quindi viene pagato al momento dell’acquisto, quando facciamo benzina, o al massimo poco dopo, come nel caso delle bollette dell’energia elettrica e del gas.

Altro vantaggio è che basta poco per ritoccare al rialzo le aliquote e quindi far fronte alle esigenze di bilancio in modo rapido ed efficace. Questo il motivo per cui tante manovre fiscali hanno considerato le accise, e spesso ne hanno inventate di nuove.

Anche se le accise più famose sono quelle che colpiscono i carburanti, noi le paghiamo anche per altri prodotti.

Le accise attualmente in vigore si applicano solo su alcuni beni, quali:

oli minerali e loro derivati (benzina, gasolio, gpl, gas metano), bevande alcooliche (liquori, grappe, brandy), fiammiferi, tabacchi lavorati (sigarette), energia elettrica. oli lubrificanti.

Ma quelle più tristemente famose sono le accise su benzina gasolio e gpl. E sono tante, ben 18 le accise sui carburanti che gravano sulle tasche degli automobilisti italiani. Di seguito ecco l’elenco completo di quelle poste sui carburanti in Italia, con l’anno e il motivo di introduzione:

1) finanziamento della crisi di Suez (1956) – 0,00723 euro; . 2) ricostruzione post disastro del Vajont (1963) – 0,00516 euro; 3) ricostruzione post alluvione di Firenze (1966) – 0,00516 euro; 4) ricostruzione post terremoto del Belice (1968) – 0,00516 euro; 5) ricostruzione post terremoto del Friuli (1976) – 0,00511 euro; 6) ricostruzione post terremoto dell’Irpinia (1980) – 0,0387 euro; 7) finanziamento missione ONU in Libano (1982 – 1983) – 0,106 euro; 8) finanziamento missione ONU in Bosnia (1996) – 0,0114 euro; 9) rinnovo contratto autoferrotranvieri (2004) – 0,020 euro; 10) acquisto autobus ecologici (2005) – 0,005 euro; 11) ricostruzione post terremoto de L’Aquila (2009) – 0,0051 euro; 12) finanziamento alla cultura (2011) – 0,0071; 13) finanziamento crisi migratoria libica (2011) – 0,040 euro; 14) ricostruzione per alluvione che ha colpito Toscana e Liguria (2011) – 0,0089 euro; 15) finanziamento decreto “Salva Italia” (2011) – 0,082 euro; 16) finanziamento per ricostruzione post terremoto dell’Emilia (2012) – 0,024 euro; 17) finanziamento del “Bonus gestori” (2014) – 0,005 euro; 18) finanziamento del “Decreto fare” (2014) – 0,0024

Come si può vedere Il ricorso a questo strumento è aumentato nel corso degli anni: in quarant’anni – tra il 1956 e il 1996 – sono state introdotte otto accise e le altre dieci in soli dieci anni, tra il 2004 e il 2014.

Sono quindi 18 le accise sui carburanti che però nel 1995 sono state inglobate in un’unica imposta indifferenziata che finanzia il bilancio statale nel suo complesso (quasi 24 miliardi di euro nel 2021), senza più alcun riferimento alle motivazioni originali. Che, in ogni caso, sono ancora alla base dell’imposta e la compongono. Il valore totale il valore di questa imposta indiretta è sempre salito, fino a toccare il massimo storico nel 2014, quando si pagavano 0,73 euro di accisa per ogni litro di carburante. Oggi dovrebbe gravare sul prezzo alla pompa per un totale di 728 centesimi a cui però bisogna aggiungere l’Iva per arrivare quindi a oltre 1 euro (1,049) di tassazione su ogni litro di benzina.

A cura di Renato Lolli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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