eros
Niente di male recitava una canzone…
Avevano affittato una casa sulla costa adriatica vicino a Ravenna, trasformandolo in alloggio a luci rosse. Qui mettevano in vendita i propri corpi, a insaputa dei mariti, e dopo avere accompagnato i figli all’asilo. Due casalinghe disperate forse per arrotondare lo stipendio o forse per altro scopo si erano improvvisate imprenditrici di loro stesse.
Escort a domicilio, non ovviamente il proprio. Ma quando ai carabinieri è giunta la segnalazione di uno strano viavai, attorno a quella casa di Savio, per loro sono cominciati i problemi. Anche giudiziari. Una delle due donne è finita a processo con l’accusa di favoreggiamento della prostituzione.

La stessa di cui doveva rispondere inizialmente anche la padrona di casa, un’anziana signora che poi, si è scoperto, in realtà non si era resa conto di come le due ospiti utilizzassero l’alloggio. In aula è poi emerso l’equivoco di fondo, nato da fatto che solo a una delle due era intestato il contratto d’affitto solo perché, al momento di firmarlo, l’altra si era trovata sprovvista di tutti i documenti necessari.

Insomma, non c’era un’amica che favorisse o coprisse l’altra. In realtà entrambe esercitavano, senza alcuna organizzazione alla spalle. E gli incassi pare andassero pure bene. Il giudice monocratico Milena Zavatti, l’altra mattina, ha assolto la casalinga imputata dal reato di favoreggiamento della ‘collega’. Dietro la montagna di carte e fascioli, c’era una verità assai semplice. A distanza di sicurezza dai coniugi, le due signore avevano deciso di trascorrere così, a giorni alterni, un paio d’ore al mattino, lontane dalle incombenze domestiche. Quante volte succede il contrario, l’uomo che spinge la donna a mettersi in vendita, magari per rimediare a situazioni di difficoltà economica, e per via di un lavoro perso. In questo i mariti erano (e sono) all’oscuro di tutto. Persino che le due donne fossero finite nei guai con la giustizia.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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