Mio figlio è in grado di giocare a calcio ad altissimi livelli, di vincere concorsi di bellezza a mani basse, potrebbe sfilare per Armani anche domani, se solo lo volesse. Il problema è proprio questo: lui non lo voleva. Paolo, era un figlio del suo tempo, utilizzava la tecnologia in maniera piena ma senza diventarne schiavo, amava lo sport, le buone letture e le serate tra amici tra una birra e una partita a freccette. Simona, la ragazza dai capelli d’oro di cui si era perdutamente innamorato, lo aveva avvicinato al mondo degli scacchi e, in pochi mesi, aveva abbandonato il livello di principiante avvicinandosi a traguardi, sulla carta, insperati.

Igor, il suo patrigno, vedeva per lui una brillante carriera, dapprima come centravanti di un Top Club inglese, poi – dopo la rottura del tendine d’Achille subita durante una partita di tennis organizzata da Igor e giocata contro il “Sinner polacco” – come modello per una nota marca di intimo e attore di fiction, naturalmente di produzioni esclusivamente statunitensi. Il desiderio di Paolo era unicamente quello di studiare e, in seguito, di trovare un’occupazione legata al mondo della disabilità psichica, come Psicoterapeuta.

Igor, proveniva da una famiglia disagiata con un padre “padrone” che lo ostacolava in tutto e lo voleva in catena di montaggio quando aveva appena terminato le medie inferiori. Scappò di casa a 15 anni aggregandosi al “Circo Mordano” divenendo col tempo un ottimo Clown, e per una ventina d’anni girò l’Europa per il lungo e il largo, ottenendo un grande successo nel ruolo di “Panella”, il pagliaccio che rappresentava una parodia di sé stesso, era particolarmente buffo proprio perché lo costringeva a guardarsi da fuori, accentuando gli aspetti della sua fisicità. Poi, durante una data in quel di Rontagnano, incontrò Lorella, vedova con un figlio di quattro anni, che all’epoca lavorava al Luna Park come ragazza del tirassegno, “tre palle un euro”.

A distanza di quasi 15 anni, Igor viveva di una pensione ottenuta a causa di un brutto infortunio sul lavoro che gli aveva provocato un danno irreversibile, uno spettatore fuori controllo lo colpì, ripetutamente, sulla schiena con un estintore a polvere. Paolo aveva un carattere troppo fragile per contrastare le continue e pressanti richieste del patrigno e decise di trasferirsi a Lodz, città polacca industriale che ha le sue peculiarità grazie agli edifici in stile Art Nouveau, trovando lavoro in un Caffè situato in via Piotrkowska, una delle strade commerciali più lunghe del mondo. Riprese a studiare e, grazie anche all’apporto di Simona, la quale riusciva a garantirgli un equilibrio emotivo stabile, terminò il percorso di studi e si inserì all’interno del “Centrum Zdrowia Psychicznego”, essendo oramai padrone della lingua.

Un pomeriggio di settembre, durante una pausa dal lavoro, Paolo era seduto al tavolo di un caffè e giocava una partita a scacchi con un ventenne, il quale, nonostante la giovane età, gli era stato conferito il titolo di Gran Maestro. Improvvisamente, sul marciapiede di fronte a loro, due clown cominciarono ad esibirsi sullo stile dell’immenso e irriverente Jango Edwards e una folla di curiosi si precipitò ad osservarli distraendo i due giocatori i quali, interruppero la partita per godersi lo spettacolo. “Panella” e “Frida”, patrigno e madre di Paolo, avevano deciso di rompere definitivamente ogni barriera psicologica, mettendosi a nudo, in tutti i sensi. Un padre deve fare il più grande regalo che mai si possa dare a una persona: credere in suo figlio.

A cura di Marco Benazzi – Foto Imagoeconomica

Editorialista Benazzi Marco

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