Siamo fatti di anima e carne, e la parte più vulnerabile raramente è la seconda. Le ferite dello spirito hanno bisogno di un potente cicatrizzante – il tempo – e i segni che restano non scompaiono con il laser.

Proprio per questo, l’attacco deliberato che è stato rivolto contro un gruppo di uomini riuniti in preghiera in una moschea della capitale del francofono Quebec, richiede una condanna ancora più forte. L’attentato sarebbe avvenuto domenica sera, all’interno del Centro culturale islamico della città canadese, dove un gruppo di uomini armati avrebbe aperto il fuoco sui fedeli. Il premier Justin Trudeau ha parlato di “un attacco terroristico contro i musulmani in un luogo di culto e di rifugio”.

Il primo ministro canadese ha detto che la sparatoria era di natura vile. “Stasera, i canadesi sono addolorati per i morti in un vile attacco contro una moschea nella città di Quebec. I miei pensieri vanno alle vittime e alle loro famiglie”, ha scritto Trudeau sul suo account Twitter.

Stando alle ultime informazioni giunte, le vittime sarebbero almeno 6, mentre i feriti sarebbero una decina. La polizia ha arrestato due presunti aggressori, ritenuti tra i responsabili della sparatoria.

Il clima in America è particolarmente teso, specie dopo l’ordine esecutivo emesso da Donald Trump che mette al bando i cittadini provenienti da 7 paesi musulmani.

Il premier Paolo Gentiloni, ha rilasciato una dichiarazione da Palazzo Chigi: “Il governo italiano è vicino al governo e al popolo canadese, alla comunità musulmana canadese, oltre che al premier Trudeau. Un modo per confermare il nostro atteggiamento di vicinanza e solidaretà alla stragrande maggioranza dei cittadini di fede islamica che vivono nelle nostre città, nei nostri Paesi, e che rifiutano il terrorismo fondamentalista, anzi ne sono spesso vittime e bersagli”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui