Non tutti lo sanno, perchè i pesci non parlano, ma anche loro provano dolore. E’ stato provato da alcuni ricercatori in Inghilterra che le creature acquatiche vivono le esperienze dolorose in modo non così diverso dai mammiferi.

Secondo Lynne Sneddon, molte specie di pesci hanno modificato il proprio comportamento in seguito a uno stimolo doloroso. Alcune diventano meno attive, altre perdono il gusto, l’appetito, vanno in iperventilazione o strofinano l’area “offesa” come per massaggiarla.

Per esempio il persico marino che si nutre per suzione, mangia di meno dopo essere stato catturato all’amo e poi rilasciato. Se invece viene pescato in modo “indolore” e poi liberato, le sue abitudini alimentari non cambiano. I pesci rossi che ricevono scariche elettriche nell’area della vasca dove sono soliti nutrirsi eviteranno quell’angolo per i tre giorni successivi, memori dell’esperienza traumatica.

Quando alcuni pesci riportano ferite alla bocca, strofinano il muso contro l’acquario, massaggiandolo come facciamo con il piede dopo una botta al mignolino. Mentre il calore estremo ha un effetto negativo sul comportamento degli zebrafish, effetto che può essere ridotto dalla somministrazione di antidolorifici.
L’efficacia dei farmaci nell’attenuazione di questi comportamenti conferma che anche le basi molecolari della percezione del dolore sono simili a quelle che conosciamo nei mammiferi e negli umani.

a cura di Claudio Piselli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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