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L’aumento dei prezzi causato dalla guerra in Ucraina e un messaggio audio, virale sui social, che annunciava 15 giorni di sciopero degli autotrasportatori che avrebbero “paralizzato” la Sardegna, hanno spinto tantissime persone a fare scorte di generi alimentari e carburante. Tanti supermercati sono stati presi d’assalto e questa mattina diversi scaffali dei principali market di Cagliari risultavano vuoti, così come in tanti distributori di benzina è terminato il carburante, soprattutto il diesel, con lunghe file di auto sulle strade.

Farine, zucchero, caffè , pasta, cereali di ogni tipo, passate e acqua sono i beni di prima necessità spariti per primi dagli scaffali dei supermercati presi d’assalto. Per molti è stato un ritorno al 9 marzo 2020, quando l’improvviso lockdown aveva colto tutti di sorpresa e i sardi avevano avvertito il pericolo della carenza delle merci.

A distanza di due anni, l’annuncio dello sciopero degli autotrasportatori, previsto per lunedì prossimo, e una catena di messaggi whatsapp che invitava a fare scorte di beni di prima necessità e acqua, hanno scatenato il panico e creato file fuori dai supermercati. Il gruppo Conad che gestisce i punti vendita di Alghero, Ittiri, nel Sassarese, Muravera e Villasimius nel Sud Sardegna, e Cabras (Oristano) ha registrato l’aumento delle vendite dei beni di prima necessità indistintamente da nord a sud dell’isola.

Per lunedì 14 è stato annunciato uno sciopero degli autotrasportatori sardi: sono in 450 i lavoratori del settore, senza sigle sindacali, pronti a sistemare i loro tir davanti ai porti e alle zone industriali dell’Isola dall’alba per protestare contro il caro gasolio . Già da ieri le sigle sindacali ufficiali avevano preso posizione sul messaggio vocale rimbalzato su migliaia di chat WhatsApp della Sardegna che preannunciava un blocco totale delle consegne per due settimane. “Si tratta di un messaggio di un lavoratore disperato che sta annunciando qualcosa di illegale, ha chiarito il segretario generale della Filt Cgil Arnaldo Boeddu, Vietare i beni di prima necessità è un reato, non è possibile privare la popolazione di beni primari”.

A cura di Renato Lolli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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