Roberto Scappin e Paola Vannoni

Cosa succede quando Nora, la protagonista di Casa di bambola, abbandona il tetto coniugale? Roberto Scappin e Paola Vannoni, nel loro stile pungente e sarcastico, rivisitano in chiave contemporanea il classico di Ibsen – che punta il dito contro il sistema patriarcale e i diritti negati delle donne – esaltando nella scelta di Nora il valore di un’emancipazione ancora oggi non pienamente raggiunta.

Del testo originale rimangono alcune tracce del terzo atto, quando Nora con determinazione sceglie e decide di lasciare il marito. «L’atto in cui, a differenza dei primi due, aggiunge la compagnia la maggioranza degli spettatori (nei primi decenni del ‘900) è rimasta sbalordita e sorda».

Nel 1917 Antonio Gramsci così recensì su “La morale e il costume” Casa di bambola, andato in scena al Teatro Carignano di Torino: “Perché gli spettatori, i cavalieri e le dame che l’altra sera hanno visto svilupparsi, sicuro, umanamente necessario, il dramma spirituale di Nora, non hanno a un certo punto vibrato con la sua anima, ma sono rimasti sbalorditi e quasi disgustati della conclusione?”.

«Le due figure in scena – prosegue la compagnia – contemplano di sfuggita, ma con ostinazione, il mondo; sia quello vero della vita ordinaria, sia quello mediato della vita “straordinaria”. L’indignazione di entrambi, un tempo indomita, ora sfuma in dissolvenza nel solfeggio.

Entrambi non si tirano indietro quando realizzano che problematizzare le loro idee ha un preciso scopo (metterle in discussione), e trovandosi su questo punto reciprocamente in comune accordo, alimentano e sciolgono le stasi, anche paradossali ma vitali, del diverbio.

Il seme dell’intolleranza anche in loro trova radici, ed è la presenza di questo elemento a invitarli al confronto costante e imprevedibile. Sembra che entrambi abbiano la testa tra le nuvole: forse per cogliere al volo il senso».

La creazione è considerata da quotidianacom quasi sempre un atto sovversivo, un rovesciamento di significato; la messa in discussione del dispositivo di potere annodato in ogni dialettica. L’immaginare è un gesto politico: così nelle loro drammaturgie le parole diventano libere di costruire.

A casa, bambola! è il primo capitolo di una trilogia dal titolo 7 note in cerca d’autore in cui la compagnia si confronta per la prima volta con autori classici: Henrik Ibsen, farà da innesco alla questione dei diritti e dell’intimità; Luigi Pirandello, per la messa in discussione dell’edificio della rappresentazione e della soggettività; William Shakespeare, per la complessità tragica e linguistica.

Venerdì 13 gennaio alle ore 19.00 al Teatro delle Moline la compagnia presenterà il libro sulla trilogia Tutto è bene quel che finisce edito da Titivillus, insieme alla professoressa dell’Università di Urbino Laura Gemini e al critico teatrale Massimo Marino.

Roberto Scappin e Paola Vannoni fondano a Rimini quotidianacom. Nel loro lavoro la ricerca di un proprio linguaggio si intreccia al percorso di produzione dei testi. Nel 2008 realizzano la Trilogia dell’inesistente: il primo episodio, Tragedia tutta esteriore, vince il premio Stefano Casagrande – Teatri di Vita, Bologna. I testi della Trilogia dell’inesistente sono pubblicati da L’Arboreto Edizioni, Mondaino. Dal 2008 hanno prodotto quindici spettacoli.

«Un percorso di ricerca e sperimentazione che prosegue nel solco di una scrittura dialogica fatta di domande e risposte, temperature surreali e comiche che hanno un valore politico, perché si inseriscono nei nodi gordiani dell’etica, dell’estetica e, più in generale, dei dilemmi esistenziali. E che cerca una sua cifra espressiva nella stilizzazione dei due personaggi dialoganti, nella loro recitazione pacata ma “sorniona”, apparentemente immobile ma icastica, che amplifica l’effetto straniante e ironico dei loro testi». (Dall’introduzione di Graziano Graziani al testo della Trilogia Tutto è bene quel che finisce)

Nel 2019 la compagnia presenta alla Biennale Teatro di Venezia, nella direzione di Antonio Latella, un segmento della propria produzione (Sembra ma non soffro, L’anarchico non è fotogenico e il debutto di Il racconto delle cose mai accadute). Nel 2022 con Titivillus pubblica i testi della seconda trilogia Tutto è bene quel che finisce. Di recente la compagnia ha vinto il Premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche “Dante Cappelletti” con il progetto I greci, gente seria! Come i danzatori, aggiudicandosi anche il Premio della Giuria Popolare.

A cura di Debora Pietrobono – Foto Giancarlo Ceccon

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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