È morto Lando Fiorini, nome d’arte di Leopoldo Fiorini. Attore e cantante romano, aveva 79 anni. La scomparsa dell’artista a Roma è stata comunicata dal figlio Francesco. Avrebbe compiuto 80 anni a gennaio ed era malato da tempo.

Fiorini era la ‘Voce de’ Roma’. In oltre 50 anni di carriera ha rappresentato, attraverso le sue canzoni, la romanità più squisita, colta, disincantata, ma anche affabile, generosa. Le sue canzoni sono un inno alla città, una testimonianza d’amore. ‘Stornellata romana’, ‘Pe’ lungo Tevere’, ‘Barcarolo romano’, ‘Ciumachella de trastevere’, ‘Semo gente de borgata’, ‘Na preghiera pe’ Roma sparita’, ‘Nun je dà retta Roma’, Chitarra romana’, Roma in saccoccia…”.

Nato nel popolare quartiere di Trastevere, era ultimo di otto figli. Fu affidato dai genitori a una famiglia di Modena. Trascorse l’infanzia a Disvetro di Cavezzo prima di ritornare nella capitale. Fece piccoli lavori per sbarcare il lunario: barbiere, riparatore di biciclette, facchino ai Mercati Generali. Ma è proprio tra i capannoni dell’Ostiense che il giovane Lando scoprì la sua vocazione.

Gli amici lo spinsero a studiare canto. Aveva doti immense anche e soprattutto come interprete e uomo. Gli anni ’60 lo fecero conoscere al grande pubblico. La sua prima apparizione al Cantagiro, poi il teatro con Garinei e Giovannini (‘Rugantino’), la radio, la tv (‘Il paroliere questo sconosciuto’, ‘Canzonissima’ e più tardi ‘Ciao, torno subito’ e ‘Come quando fuori piove’), e il cinema con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Sergio Corbucci e Adriano Celentano (‘Storia di fifa e di coltello”).

Ma Lando Fiorini era incontenibile. Cercava la sua casa, il suo piccolo grande regno e fondò il ‘Puff’, uno dei primi locali di cabaret della capitale. Teatro e canzoni, musica e cucina tipica romana. Perché anche quella fa parte della sua storia. Un pubblico appassionato che accorreva da tutta Italia ( e non solo ) per ascoltare i suo racconti, gli aneddoti. ‘Se cancelli le radici – aveva confessato un giorno- Perdi valore, spessore, occasioni”. Un laboratorio, una fucina di talenti, il suo Puff: Montesano, Banfi, Gullotta, D’Angelo, Mattioli hanno calcato il palcoscenico di via Zanazzo. ”Ho avuto fiuto, ma anche molta fortuna”, amava ripetere Lando.

E fino alla fine, anche quando una terribile malattia lo ha colpito, ha inseguito quel suo sogno costruito su un rapporto privilegiato e ‘ravvicinato’ con lo spettatore nel cuore di un quartiere, Trastevere, che aveva abbandonato bambino e nel quale era ritornato. Ostinato, per rimanerci il più a lungo possibile. ”A difesa di quella romanità che non ha nulla di coatto – aveva raccontato Lando Fiorini in una intervista- La romanità di Anna Magnani, di Aldo Fabrizi e ora di Gigi Proietti. Fatta di pulizia e sopratutto di rispetto per gli altri”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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