Papa Francesco a San Pietro , Città del Vaticano 7 settembre 2013 ANSA/ DI MEO

Papa Francesco è intervenuto ieri su un argomento molto delicato e complesso: la sospensione delle cure ad un malato terminale.
La questione ovviamente è molto delicata visto che si tratta della “gestione” di vite umane e siccome la legge che riguarda questo delicatissimo tema si differenzia da paese a paese, la massima autorità della chiesa ha espresso la sua riflessione in materia.
Il discorso del pontefice è avvenuto durante il convegno sul fine vita indetto dalla Pontificia Accademia nel quale il leader massimo della chiesa invita a sospendere le cure se queste forme di accanimento terapeutico ledono la dignità umana del paziente.

È “moralmente lecito rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici, o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde al criterio etico e umanistico definito ‘proporzionalità delle cure’”.
La questione richiede anche la saggezza di non accanirsi in tutti i modi per fare in modo che il paziente resti in vita, non quando la morte è inevitabile, anche perchè questa rappresenta solo una fase di passaggio.

Bisogna considerare il bene integrale della persona non solo quello fisico.

Il tutto, secondo Francesco, senza dimenticare tre fondamentali aspetti da considerare: “L’oggetto morale, le circostanze e le intenzioni dei soggetti coinvolti. La dimensione personale e relazionale della vita – e del morire stesso, che è pur sempre un momento estremo del vivere – deve avere, nella cura e nell’accompagnamento del malato, uno spazio adeguato alla dignità dell’essere umano”.

Inoltre per il papa è molto importante che sia il paziente soggetto alle cure, se in grado di farlo, ad esprimere la volontà di continuare o sospendere il trattamento.
“Le decisioni devono essere del paziente”, questo l’appello di Francesco.
Questo concetto si distacca dall’eutanasia, ma riguarda qualcosa di inerente alla dignità di ogni singolo essere umano nella sua integrità, e non è qualcosa che è contro la legge come la morte dolce.

Infine l’invito del pontefice rivolto alla società, agli Stati che non devono mai abbandonare il malato. ” A riguardo di questo tema persiste la disuguaglianza terapeutica “presente anche all’interno dei Paesi più ricchi, dove l’accesso alle cure rischia di dipendere più dalla disponibilità economica delle persone che dalle effettive esigenze di cura”.

In chiosa c’è”l’imperativo categorico” “di non abbandonare mai il malato”. La consapevolezza è che non si può sempre garantire la guarigione e non ci si deve accanire inutilmente contro la morte, “si muove la medicina palliativa” che “riveste una grande importanza anche sul piano culturale, impegnandosi a combattere tutto ciò che rende il morire più angoscioso e sofferto, ossia il dolore e la solitudine”.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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