Dopo 13 giornate di campionato si può già tracciare un bilancio della stagione di certe squadre.
Concentrandosi sulle due capoliste inattese alla vigilia, Inter e Fiorentina, si possono vedere delle sostanziali differenze di gioco e impostazione delle due squadre.
La Fiorentina, prima con pieno merito, al momento, ha un gioco davvero spumeggiante.
Il merito va al nuovo alchimista dellla panchina Paulo Sousa che ha rivoluzionato il sistema di gioco viola, rispetto allo scorso anno, migliorandone, per ora anche i risultati.
I viola che furono, giocavano col 4-3-3 dove erano fondamentali gli inserimenti di Cuadrado e i cross di Rossi, per cercare i gol di Mario Gomez, mai arrivati in sufficienza per essere davvero competitiva.
Questa Fiorentina ha cambiato il suo sistema di gioco, divenuto un 4-2-3-1 che si trasforma in fase offensiva in 4-3-3.
La genialata dell’allenatore portoghese è di aver trasformato Marcos Alonso nell’arma decisiva della squadra. Terzino quando si deve difendere propulsore e macchina da cross quando si attacca. Inoltre la grande capacità viola è di saper alternare diversi tipi di gioco. Basti pensare che di gol provenienti dalle fasce ne sono arrivati solo 4, gli altri sono giunti da azioni centrali davvero rapidissime. Una qualità e alternanza di gioco che esalta il giocatore viola del momento Nikola Kalinic, bomber low cost. L’ex attaccante del Dnipro sta segnando a raffica, reti belle ed importanti che testimoniano l’oculatezza di Sousa che l’ha fortemente voluto a Firenze.
A supportare il croato la certezza Borja Valero, rigenerato dal sistema di gioco del tecnico portoìghese; e poi in alternanza il talento di Ilicic, Bernardeschi, Blascikovsky e l’esplosività di Rossi e Babacar. 5 giocatori per 2 posti dietro a quello dell’unico terminale offensivo.
Inoltre Sousa ha conferito anche una certa solidità difensiva che l’anno scorso alla Viola mancava.
Solidità che è il vero cavallo di battaglia dell’altra capolista, l’Inter.
La squadra di Mancini è la meno battuta di questo campionato, merito anche di un Hnadanovic versione supeeroe.
Il Mancio ha fatto spendere a Thoir più di cento milioni quest’estate per costruire il suo giocattolo, finora un pò brutto esteticamente, ma tremendamente cinico e concreto.
Il mondo di scendere in campo dei nerazzurri è camaleontico, forse nemmeno Mancini ha le idee molto chiare. Una mediana talvolta a due con Kondogbià e Medel, due tra i tanti nuovi volti, talvolta a 3 con l’innesto di Brozovic o Guarin. Tre moduli quindi, 4-3-1-2 o 4-2-3-1 e 4-3-3 che hanno due certezze. La difesa a 4, il reparto che finora funziona meglio.
E almeno per adesso Mauro Icardi. Il capocannoniere della scorsa stagione, attorno a cui girano Jovetic Perisic e talvolta Ljiaic dietro, ha realizzato solo 3 reti finora deludendo ogni aspettativa.
Siccome Mancini ha costruito la squadra attorno a lui non stupisce come la sua scarsa vena realizzativa coincida con un Inter che segna col contagocce. Otto delle tredici partite giocate finora l’Inter l’ha vinta uno a zero.
A dimostrazione di una squadra che fa della solidità e del cinismo per ora le sue armi migliori, lasciando agli altri il bel gioco.
Due squadre dal grande potenziale, e dal gioco molto diverso che stanno rendendo appassionante un campionato che alla vigilia sembrava tinto di altri quattro colori: giallorosso e bianconero.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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