Si parla tanto del Made in Italy, ma quando nasce e perché? La ricchissima mostra di Forlì allestita ai Musei di San Domenico risponde a questa domanda.

Nasce tra il primo dopoguerra e la grande crisi mondiale scoppiata nel 1929, quando Italia, Francia, Germania, Inghilterra vivono un decennio sfrenato e ruggente in cui svaniscono definitivamente gli ultimi miti ottocenteschi e si affaccia prepotente la modernità del nuovo secolo, pur tra i fuochi di rivoluzioni sanguinarie e l’inflazione precipitosa, il tutto sotto le nubi nere che si profilano all’orizzonte dei futuri agghiaccianti totalitarismi.

La ricerca del lusso, la piacevolezza e la spregiudicatezza della vita, una reazione forse all’abissale orrore e alle indicibili sofferenze della Prima Guerra Mondiale, spingono la grande borghesia europea verso uno stile di vita eclettico e mondano. Nasce e fa subito furore un particolare gusto definito poi “Stile 1925”, dall’anno dell’Expo Universelle di Parigi dedicata alle Arts Décoratifs, da cui il fortunatissimo nome Art Déco.
Basta con l’Art Nouveau e con la sua linea flessuosa, biomorfa, vegetale che tutto avvolge in spire senza fine, che ha segnato i primi due decenni del Novecento, da dopo la guerra (1919) si prediligono le linee astratte, essenziali, geometriche di origine futurista. La potente vitalità delle avanguardie storiche (Futurismo, Espressionismo, Secessione, Fauvismo, Cubismo) unita alla nuova capacità dell’industria scalzano il mito della natura e impongono le geometrie degli ingranaggi meccanici, le luci artificiali, i colori antinaturalistici, i movimenti a scatti e sincopati. Jazz, fox-trot, tango, ritmo, ambiguità tra maschile e femminile, emancipazione della donna, orientalismo, velocità dell’automobile, modernità della metropoli, innovazione di forme e materiali e tanto glamour: così esplodono gli Anni Venti in tutta Europa. I preziosi pezzi unici, ricercatissimi, e accessibili solo agli happy fews dell’Alta Società internazionale sono la punta dell’iceberg, perché il gusto Déco dilaga e coinvolge tutta la produzione delle arti decorative, dal mobilio alle ceramiche, dai vetri ai ferri battuti, dall’oreficeria alla moda, dalla cartellonistica alla grafica pubblicitaria, per non parlare della pittura e della scultura. Velocemente crescono le richieste di un mercato, borghese, sempre più assetato di novità. Ogni città, anche quelle di provincia, vogliono vivere in modo moderno: sorgono così nel nuovo stile i cinematografi, le stazioni ferroviarie, i teatri, i transatlantici, le boutique, i caffè bar, le terme, i palazzi per i pubblici uffici, assieme alle grandi residenze borghesi, che vengono arredati e rifiniti con straordinari oggetti dalle nuove e seducenti forme decorative. Questa produzione ha le radici nell’antica tradizione dell’artigianato italiano, ma ora per la prima volta la creatività artistica e la perizia costruttiva artigianale incontrano la produzione industriale modernamente intesa, da cui scaturisce una professionalità di alto, eccelso profilo.

Ecco da dove proviene il Made in Italy che tuttora è ammirato, desiderato, copiato in tutto il mondo.
La bellissima mostra curata da Valerio Terraroli espone più di quattrocento pezzi molti dei quali davvero sorprendenti per la loro eleganza tuttora seducente. Bravissimi artigiani-artisti sotto la guida creativa e originale di eccellenti artisti-artigiani negli Anni Venti hanno inventato e realizzato un mondo di oggetti, arredi, gioielli, immagini, vestiti, edifici, mezzi di trasporto, che hanno portato l’Italia ad essere ammirata e seguita per questo suo gusto innovativo. Saranno poi gli Stati Uniti d’America a proseguire negli Anni Trenta la strada segnata dall’Art Déco: numerosi saranno i grattaceli a New York in Stile Déco, pensate solo al Chrysler Building e all’Empire State Building, e la commedia sofisticata di Hollywood sfoggerà strabilianti ambientazioni scenografiche assolutamente Déco.

Oltre alla sede di Forlì la mostra Art Déco coinvolge Faenza, il Museo Internazionale delle Ceramiche, Castrocaro Terme che apre l’eclettico Padiglione delle Feste, e le Collezioni del Novecento a Palazzo Romagnoli a Forlì con le opere straordinarie di un grande della scultura italiana di quei tempi Adolfo Wildt.
La mostra chiuderà il 18 giugno e non è da perdere.

A cura di Silvia Camerini

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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