Zlatan il predestinato. Se il calcio è lo sport, più amato e più seguito del mondo ci sarà un motivo. Forse è per la sua irresistibile, quanto apparente, semplicità, ma anche e in particolare per i suoi straordinari personaggi che corrono dietro a una palla portando sulle loro spalle una storia. Sicuramente, è diventato anche un business con tutti i diritti e doveri di un mondo paragonabile a un’azienda che produce sogni e posti di lavoro, ma piace perché è comunque rimasto un gioco. Piace a tutti perché regala tante storie – non sempre felici – di uomini straordinari, che siano predestinati e carismatici, oppure coristi capaci di riscattarsi grazie ad un pallone.

Pensiamo all’intramontabile svedese Zlatan Ibrahimovic, che nell’ultima partita di campionato giocata contro la Juventus ha potuto guardarsi allo specchio e rivedersi in maglia bianconera. Correva l’anno 2004, diciotto anni prima. Così come alla parabola di Messias, al gol del cipriota Kastanos, alla storica tripletta di Barak. Tre storie in corsa per l’Oscar di miglior calciatore non protagonista.

Fabio Capello, all’epoca allenatore della Juve, accolse Ibra, in arrivo dall’Ajax, trasformandolo da uragano a vento dei gol. Gli avevano presentato Zlatan come un bomber che “rompe la mano ai portieri”, ma secondo l’allenatore era soltanto un assatanato che “rompeva i vetri della palestra”. In un breve periodo costruì una macchina da gol che ancora oggi resiste nel tempo facendolo diventare un campione professionista. Rivedendosi allo specchio, dopo quasi due decenni – tra la maglia bianconera e quella rossonera – Zlatan non può che essere orgoglioso di quello che ha seminato e raccolto in questi anni. Oggi, accanto a lui c’è Junior Messias, il brasiliano che a 30anni corre con i suoi sogni. Lui, che pochi anni fa lavorava come facchino per una ditta di trasporti e giocava per divertimento nei tornei Uisp del Piemonte, mentre oggi è arrivato a giocare e segnare in Champions con la maglia del Milan.

Ora si scambia la palla con un suo idolo come Ibra, senza sentirsi figlio di un dio minore. Altra storia quella del centrocampista Grigoris Kastanos. Il ventitreenne che la Juve ha dato in prestito alla Salernitana e che è diventato il primo cipriota a segnare un gol in Serie A. O ancora, quella di Anyonin Barak, ventisettenne ceco del Verona, che ha siglato una storica tripletta contro il Sassuolo. Storie di “ordinaria follia” che da favole sono diventate realtà attraverso un pallone di cuoio. 

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Lapresse

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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