L’italia raddoppia, dopo la Grecia, gli azzurri di Mancini battono anche la Bosnia allo Stadium bianconero di Torino; non una vittoria facile come quella in terra ellenica, ma un successo che sa di carattere ritrovato da parte della nostra Nazionale, con alcuni dei nostri più attesi calciatori, finalmente all’altezza delle aspettative, primo tra tutti il napoletano Insigne.

La Bosnia di Dzeko e Pjanic è stata avversario tutt’altro che “morbido”, tanto da andare in vantaggio verso la fine del primo tempo proprio con il centravanti romanista, ed ha messo alle strette gli azzurri anche nel secondo tempo, quando solo alcune grandi parate del granata Sirigu, hanno permesso di restare in partita, per poi pareggiare con un gran tiro di Insigne e passare in vantaggio, al minuto 86, con un colpo da biliardi di Verratti, restando ovviamente solitari al comando della classifica, a punteggio pieno dopo quattro incontri.

Non tutti gli azzurri hanno disputato la loro miglior partita ed anche qualche scelta di Mancini ha lasciato più di una perplessità, come quella di schierare l’omonimo difensore dell’Atalanta, parso fuori dal contesto di gioco (ma è giovane e migliorerà visto che le qualità ci sono tutte), così come non hanno fatto faville sia Bernardeschi, che Quagliarella, in campo in luogo di Chiesa e Belotti, inseriti poi da Mancini nel secondo tempo a riequilibrare e cambiare le sorti dell’incontro.

Certo, quella in Grecia, era stata una partita poco più che amichevole, visto l’atteggiamento rinunciatario tenuto dagli ellenici sin dai primi minuti, ma la Nazionale ha saputo comunque fare fronte anche ad un’avversaria non trascendentale ma pur sempre ostica e con elementi che ben conosciamo; quello che fa ben sperare per il futuro è che ci sia una crescita di coloro che spesso erano mancati agli appuntamenti con la maglia azzurra, primo tra tutti Insigne, che dopo una stagione travagliata con il Napoli, ha invece saputo diventare protagonista.

D’altra parte, è ora che ci sia da parte di molti quel salto di qualità che ha impedito la nostra partecipazione al Mondiale di Russia; proprio Insigne ne è l’esempio, anche perché a 28 anni non si è vecchi, ma nemmeno più così giovani da essere attesi in eterno e, pure se la carriera di un calciatore si è allungata, arriva il tempo in cui si devono fare delle scelte sulla realtà e non sul presunto potenziale di ciascuno, cosa che è valsa per Cassano e vale oggi per un Balotelli che Supermario lo è stato in occasioni più rare del numero delle mosche bianche.

La sensazione è anche che, rispetto alla Nazionale di Ventura, non sia cambiato solo lo staff tecnico, ma pure i rapporti nello spogliatoio, dove rimangono alcuni tra i giocatori più esperti della precedente gestione, ma pare ci sia oggi una maggiore coesione tra vecchi e giovani, senza prevaricazioni da parte di nessuno e decisioni che non spettano certo ai calciatori.

Detto fuori dai denti, ho l’impressione che nessuno senta la mancanza di Buffon, che sarà pure stato (ma non lo è più da ben prima dell’esclusione dell’Italia dall’ultimo Mondiale) il miglior portiere al Mondo, ma sia stato e sia esageratamente considerato a livello di persona, di figura carismatica che, troppi episodi lo certificano, in realtà non rappresenta quell’abito di “saggio” di cui lo si vuole vestire.

Il futuro prossimo della nostra Nazionale è finalmente tornato azzurro, a Mancini, al suo staff ed ai suoi ragazzi il compito di portarci verso un Europeo che abbia, anche, il “profumo” d’Italia.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Marco Iorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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