Valerio Veronese è il chitarrista del gruppo ‘I Camaleonti’ e da 40 anni porta nel mondo la musica italiana. Il suo repertorio, oltre quello storico del gruppo, spazia dal rock al blues al pop anni ’70. Suona la chitarra elettrica, l’acustica e la classica .
Io per lei”, “Applausi”, “Eternità”, ecco solo alcuni dei tanti splendidi brani col quale la sua band ha allietato generazioni differenti… canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana.
Ilaria – Quando hai iniziato a interessarti alla musica?
Valerio – Ho iniziato a suonare la chitarra all’ età di 9 anni: crescendo ho poi studiato presso la scuola civica di Musica di Milano. Questa è stata da sempre la mia vita divenendo la mia professione.
Ilaria – Qualche ricordo legato alla tua infanzia?
Valerio – Erano i primi anni 60’ e mia mamma possedeva un giradischi. Tra i 45 giri della sua collezione ce ne era uno che ha attirato la mia attenzione e che ho letteralmente consumato a furia di ascoltarlo … il mitico brano dal titolo “Apache” del super gruppo degli Shadows;    un brano strumentale dove la Fender Stratocaster di Hank B. Marvin chitarrista della band, tesseva la melodia con un suono celestiale che mi ha letteralmente fatto impazzire e ha segnato il mio destino di futuro chitarrista! Si perché da quel momento, avevo 8 anni, ho deciso che strada avrei intrapreso.
Iniziai a tempestare i miei genitori di richieste per avere una chitarra ma la Fender costava un patrimonio e mio padre non poteva permettersi di regalarmela. Al mio nono compleanno mi regalarono una  classica che subito modificai cambiando le corde di nylon con quelle della chitarra elettrica. Era uno strumento  da poco ma sempre meglio che niente.
Venni a sapere che un mio un mio compagno di scuola, Carlo Villani, possedeva una chitarra elettrica con amplificatore che a lui non interessava più di tanto. Visto che abitava nel mio palazzo quasi tutti i giorni andavo da lui per suonare. Alla fine stanco di questa intromissione nella sua tranquillità’ decise di lasciarmela portare a casa e in pratica me la regalo’ …. Con tanto di amplificatore. Non era certo la mitica  Stratocaster ma era già un passo avanti nella mia scalata a diventare chitarrista.
Ilaria – Come ti sei ritrovato all’interno dei Camaleonti?
Valerio – Conobbi Paolo De Ceglie batterista e fondatore del gruppo che purtroppo e’ scomparso prematuramente tempo fa.
Ci incontrammo all’epoca  a Milano in un centro di meditazione orientale e nacque tra noi un amicizia che si allargò al di fuori di quelle mura.  Agli inizi degli anni ottanta il loro  chitarrista andò via per seguire Francesco  De Gregori così Paolo propose  a me di subentrare. Nel dicembre 1984 andai a casa di Livio Macchia ci mettemmo d’accordo e da gennaio 1985 fui uni di loro. Ho sempre avuto con tutti gli altri un ottimo rapporto in quanto per me erano idoli e tuttora nutro profondo rispetto per la  carriera e i successi ottenuti. È stato ed è un onore aver avuto il privilegio di far parte di una delle band italiane più importanti.
Della TV attuale salvi qualcosa?
Salvavo “I migliori anni” di Carlo Conti perché permetteva a tutti di cooperare, peccato non venga più trasmessa. Non amo i reality e non vi prenderei mai parte perché sono riservato e non sopporto l’idea di mettere in piazza i fatti miei.
E dei talent cosa puoi dirci?
Che sono una macchina tritacarne che danneggia i giovanissimi generando false illusioni. Non trovo siano realmente utili né Amici né X-Factor né tutte quelle robe da Auditel. La musica è tutt’altro.
Tre chitarristi che ami?
Steve Lukather, Gary Moore e Ritchie Blackmore
Una curiosità: tu hai fede?
Credo in Dio ma non nei sacerdoti mentre a livello di fede calcistica sono milanista fino al 1978.
Interessante… Collezioni qualche oggetto in particolare?
Ho 40 chitarre di valore di diverse epoche.
A livello nazionale ed internazionale chi hai apprezzato?
New Trolls  PFM per quanto riguarda il nostro paese e Led Zeppelin, Deep Purple, Uriah Heep, Boston …. mi fermo qui perché la lista e molto lunga
Vivevi a Milano ora sei in Brianza come ti trovi?
Benissimo. C’è una energia incredibile ….
Tuo figlio ha preso la tua passione?
No. Mio figlio si occupa di fitness. Non l’ho mai forzato a intraprendere la carriera musicale, trovo più giusto che ognuno vada per la propria strada.
Quale animale ti rappresenta?
Nell’oroscopo cinese sono del segno del Cane ed è proprio l’animale che amo di più  in assoluto. Ne ho anche uno a casa… Invece i miei nonni si occupavano entrambi di cavalli.
Tu sei arrivato dopo, ma In che modo nacque il nome del gruppo?
Valerio – Ho imparato dai membri storici che l’idea venne fuori quando la tv trasmetteva uno sceneggiato che si chiamava “I grandi camaleonti”: ai miei amici musicisti piaceva il nome: inoltre si identificavano in questo animale che ha la capacità di cambiare il colore della pelle in base a dove si trova perché la band esplorava diversi generi musicali,  anche in base all’ambiente in cui ci si esibiva.
Ilaria – Tanti i premi ricevuti, quale quello che avete maggiormente a cuore?
Valerio – Come gruppo, anche prima del mio arrivo, abbiamo vinto per quattro volte il “Disco d’oro” vendendo per ogni pezzo più di 1.000.000 copie. All’epoca non ci rendeva conto, si può dire che i musicisti fossero  quasi incoscienti. Ci si divertiva cantando, amavamo farlo, ancora oggi portiamo volutamente con noi quel pizzico di incoscienza che non guasta mai.
Ilaria – C’è un momento che ricordate in maniera particolare?
Valerio- Tutti i momenti sono unici ed indimenticabili. Il gruppo, negli anni, ha partecipato diverse volte al “Cantagiro”, una bellissima manifestazione, vivendo tutte le volte una grande emozione.
Ilaria – La musica è…
Valerio – Per me è Vita. È come una buona lettura, fondamentale come il cibo, è il nutrimento dell’anima. A 18 anni quando mia madre è morta avrei potuto prendere brutte strade ma grazie alla musica mi sono salvato. Mio padre era accecato dal suo dolore, non aveva modo di pensare al mio. Ad ogni modo sono certo che lei da lassù ha guidato la mia esistenza. Molti miei coetanei sono morti perché facevano uso e abuso di droga, io fortunatamente non sono mai attratto da quella robaccia. Amo la mia salute.
Ai tuoi tempi chi erano i gruppi di moda?
Apprezzavo i Beatles che avevano una condotta da bravi ragazzi, a differenza dei Rolling Stone che erano per tutti i ribelli. La frivolezza e le tentazioni ho sempre cercato di tenerle lontane da me.
Una parola che può racchiudere la tua essenza?
Energia. Sono una persona dinamica e positiva.
Della TV pulita che ricordi hai di Raffaella Carrà?
Buonissimi. Ci ha sempre voluto un gran bene. Nelle sue trasmissioni per noi c’era sempre posto.
Se ti dico Vasco Rossi…
Mi viene alla mente la lettera che una mamma gli invió attraverso un giornale nel quale lo definiva un cattivo esempio per suo figlio. Probabilmente aveva notato nel suo ragazzo chissà quali anomalie…
Ilaria – In alcune interviste passate hai pubblicamente detto che sei entrato nel mondo delle Kur, raccontaci …
Valerio – Mi sono addentrato per la passione dei cavalli che hanno fatto parte della mia infanzia attraverso i miei nonni e poi per  mia moglie che è un’appassionata dressagista, ho iniziato a comporle per lei. Sottolineo “comporre”,   perché non mi limito a fare copia/incolla utilizzando i programmi sul web  ma le arricchisco col mio strumento dando un tocco artistico personale. Tendenzialmente non mi fermo al solo contatto telefonico col cavaliere e al video su cui lavorare ma preferisco vedere di persona il binomio e una volta realizzata la stesura musicale, mi piace andare in rettangolo e fare le eventuali modifiche se necessarie insieme al tecnico.
Ilaria – Da chi sei supportato?
Valerio – Da mia  moglie  che conoscendo bene questa disciplina mi ha aiutato e mi aiuta tecnicamente ad interpretare il grafico nei vari movimenti e nelle diverse  andature.
Creare musica per una Kur è un po’ come fare una coreografia per un balletto, bisogna creare emozioni, seguire un filo logico che tiene conto del tipo di difficoltà del grafico, della morfologia del cavallo e dall’abilità del cavaliere. Scegliere delle musiche che abbiano una ritmica adatta ai movimenti è fondamentale e quindi è importante consigliare la giusta musica e non solo quella che ci piace.
Ilaria – Cosa ti senti di dire ai giovani che intendono intraprendere un  percorso come il tuo?
Valerio – Di ascoltare la musica del passato, per poter capire man mano la sua grandezza. Bisogna immaginare di salire una scala, guardare cosa c’era prima, cosa c’è durante e cosa si trova dopo. È importante studiare, cercare di accettare tutta la musica, per scegliere poi alla fine un genere proprio che sia congeniale alla propria affermazione.
Ilaria – Progetti futuri?
Valerio – Procediamo con i nostri concerti, i vari eventi, siamo molto richiesti in tutta Italia anche se a volte ci ritroviamo a dividere il palco con giovani usciti dai talent che intascano 40mila euro per cantare due canzoni e andare via. Fa male notare che chi ha fatto parte della storia della musica italiana sia trattato con meno rispetto. Non vado oltre per non generare sterile gossip.
A cura di Ilaria Solazzo – Foto Repertorio 
Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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