Oggi con questo “speciale” voglio addentrarvi alla conoscenza di due strumenti percussivi indiani, la tabla e la kanjira molto antichi e suonati da un grande percussionista indiano Trilok Gurtu.
I tabla sono i tamburi più rappresentativi della musica diffusa in India e in Pakistan. Questo strumento consiste in due corpi di legno o terracotta sulla quale, mediante dei legacci, viene stesa e messa in tiro una pelle la cui tensione si può modificare ruotando dei cilindretti collocati tra il fusto e le stringhe di cuoio utilizzate per allacciare la pelle stessa. Caratteristica evidente della pelle è il cerchio di pasta nera (Shyahi) al centro: con questo cerchio si riesce ad ottenere delle sonorità particolari. Il tabla è utilizzato nella Musica Classica, religiosa, ma anche nella musica Occidentale moderna di colorazione etnica, nella cosiddetta World-Music. Non esiste una datazione precisa riguardo l’origine dello strumento, tuttavia si suppone si sia sviluppato a partire dalle epoche Veda e Upanishad.
Questo deriva dalle testimonianze che ci vengono riportate da varie sculture presenti in molti templi indiani, come nelle grotte di Bhaja nello Stato Maharashtra risalenti al duecento avanti Cristo, o su un intaglio del XII secolo nei templi Haysala in Karnataka, dove viene mostrata una donna che suona la tabla durante una danza. Questi strumenti sono composti di solito da due corpi di forma e dimensioni diverse, ed è suonato con le mani tramite una raffinata tecnica delle dita. Al centro della membrana i due corpi sono dotati di un cerchio di pasta nera (Syahi) composta da riso bollito, polvere di magnese e limatura di ferro, che d’anno ai tamburi la loro caratteristica risonanza. Il tamburo più grande, di sonorità bassa (Bhayan o Dugg), è suonato normalmente con la mano sinistra,  mentre il più piccolo di sonorità alta (Dhayan o Tabla) con la destra.
Il Dhayan ha una pelle centrale con una corona esterna e il Syahi al centro mentre nel Bhayan, il Syahi non è perfettamente centrato sulla pelle, questo per consentire maggior estensione; grazie a queste particolarità si possono ottenere numerose sonorità creando un gioco timbrico particolare. Le strutture ritmiche (Tabla) della musica classica indiana sono complesse e vengono trasmesse e insegnate oralmente con una sillabazione ad imitazione dai vari suoni ottenuti dalla Tabla (Bal), ecco alcuni esempi: Dha: suono scuro: Bhayan insieme a Dhayan, Dhin: suono semi scuro Bhayan insieme a Dhayan, Ta: suono chiaro (come Dha ma suonato senza Bhayan), Tin: suono secco al centro del Dhayan.
La musica indiana è considerata dagli esperti una delle musiche più complesse da eseguire. Cicli poliritmici si alternano a metriche assai ardue da replicare. Da questa cultura non poteva non nascere di conseguenza, una fortissima tradizione percussiva. La Kanjira, la Kanjira, la Kanjiri o la Ganjira, è un tamburo a cornice dell’India Meridionale. Come strumento folk e Bhajian, è stato usato in India per molti secoli. Fu modificato in un tamburo a cornice con un singolo paio di jingle di Manpoondia Pillai, verso la fine dell’Ottocento, periodo in cui lo strumento fu usato per alcuni palcoscenici, in concerti di Musica Classica. Il suo utilizzo principale lo si trova nei concerti di Musica Carnatica, la musica classica indiana del Sud, come strumento di supporto per il Mridangam. Simile al tamburello che troviamo nella cultura Occidentale, è costituito da una cornice circolare generalmente fatta di legno dell’albero della Gioca, pianta tipica della zona dell’Himalaya Occidentale. Il diametro di questo strumento varia tra i 7″ ed i 9″”, mentre la cornice è alta tra i 2″” e i 4″. La pelle è tradizionalmente fatta di pelle di Varano, “chiamato Varano di Komoto è una lucertola gigante, diffusa nelle isole indonesiane di Komodo, Riccardo e Flores, raggiunge la velocità di 20 km orari”, mentre l’altro lato dello strumento è lasciato aperto.
Tuttavia ai giorni d’oggi, il Varano è un animale in via d’estinzione e di conseguenza la commercializzazione della sua pelle è vietata in tutto il mondo a causa della protezione dalle leggi sulla specie. In alternativa, alcuni  musicisti negli ultimi anni hanno sperimentato con successo l’utilizzo della pelle di capra. Difatti, dopo aver suonato per un pò, la pelle di capra diventa sempre più flessibile e offre una gamma più ampia di possibili modulazioni sonore. Letteralmente allo strumento troviamo una singola fenditura che contiene dai tre ai quattro piccoli dischi di metallo (spesso vecchie monete) che risuonano quando viene percosso lo strumento. L’altro strumento indiano è la Kanjira esso è difficile da suonare, specialmente in certi contesti nella modalità con cui accompagna la Musica Carnatica dell’India Meridionale, proprio per ragioni che includono la complessità dei pattern percussivi usati nella musica indiana.
Normalmente viene suonato con il palmo e le dita dalla mano destra, mentre la mano sinistra supporta il tamburo. La punta delle dita della mano sinistra può essere utilizzata per piegare la pelle è alterare così il tono applicando una pressione vicino al bordo esterno. È uno strumento a nota indeterminata, a differenza del Mridangam o del Ghatam. Normalmente ha un suono molto acuto. Per ottenere un buon suono dei bassi, l’artista riduce la tensione della testa del tamburo spruzzando acqua all’interno dello strumento. In questa maniera la pelle si allenta ma questo processo potrebbe dover essere ripetuto durante un concerto per far si di mantenere un buon suono. Tuttavia, se lo strumento è troppo umido avrà un tono morto, che richiede dai 5-10 minuti per asciugare la pelle. Il tono è anche influenzato dalle condizioni esterne di temperatura e umidità. Gli artisti di solito portano un paio di strumenti della Kanjira in modo che possano mantenere almeno uno strumento in perfette condizioni in qualsiasi momento.
Trilok Gurtu e nato a Mombay in India nel 1951. E’ un percussionista virtuoso di livello mondiale, nella metà degli anni Sessanta, l’artista ha attratto una serie di collaboratori di livello mondiale nella lunga carriera. Ha collaborato con altri musicisti: il chitarrista inglese John Mclaughlin, musicista con cui si è fatto apprezzare nel mondo della musica anche Jazz, proprio con il Trio McLaughlin, il percussionista indiano si è fatto conoscere come solista di primo piano per quattro anni. Inoltre altri grandi del jazz hanno continuato a collaborare in questo meraviglioso percorso con il percussionista indiano come Joe Zawi, Jan Garbarek, Don Cherry,  Pharoah Sanders, Dave Holland, tutti attratti dal senso ardente del ritmo, che il percussionista di Mombay imprime ardentemente. Naturalmente egli è profondamente radicato nella tradizione indiana, quindi non sorprendono le collaborazioni che hanno luogo anche con i più famosi colleghi indiani, da sua madre, Shobha Gurtu, Zakir Hussain, L. Shankar, Shangai Mahadevan, Hariprosad Charusia, I Fratelli Misrae Sultano Khan.
La World-Music è diventata un genere affermato in tutto il mondo in cui Trilok ha ulteriormente  “arato il proprio solco” con il suo gruppo, con grande effetto, esibendosi e registrando con grandi percussionisti e non di livello internazionale da: Salif Keita, Amau Sangare, Angeliquè Kidjo, Neneh Cherry,  Amara Portuando  e cantanti di gola da: Tuvalu, Huun Huur Tu, a tal punto che Rita Ray conduttrice radiofonica dell BBC Radio inglese lo ha descritto come “Un collaboratore seriale“.
Nel nuovo millennio Trilok Gurtu ha registrato con numerosi musicisti dalla famiglia Frikywa alla formazione italiana Arke String Quartet. Sebbene queste esibizioni continuino, il percussionista indiano ha formato una formazione di World-Music, con una sezione formata da un basso, da una chitarra, da un violino, da un didjeridoo e da il Santoor, che mette in mostra il suo talento durante i suoi tour insieme alla sua band, che mette in risalto e in mostra il suo talento oggi e per tanto tempo avvenire. Il percussionista indiano offre oltre ai concerti, il suo Twenty Years of Talking Tabla, un evento solistico incentrato sul discorso musicale e sullo strumento delle Tabla, con la possibilità per un piccolo pubblico di assistere e di scambiare opinioni con l’artista e conoscere le sue ampie tecniche compositive.
Trilok Gurtu è nato da una famiglia altamente musicale, dove suo nonno era un noto musicista, suonatore di sitar e sua madre Shabha Gurtu, star del canto classico indiano è di un’influenza costante. Ha iniziato a suonare all’età di sei anni. Nel crescere Trilok ha iniziato a viaggiare in Europa,  unendosi al trombettista Dpn Cherry  (padre di Neneh e Eagle Eye) per due anni; in tournée in tutto il mondo con la formazione degli Oregon, il gruppo jazz-fusion molto rappresentato e rispettato ed ha fatto parte di un’importante  quartetto che il musicista L. Shankar ha guidato, insieme a Jan Garbarek e Zakir Hussain.
Trilok Gurtu si esibisce con il suo gruppo, potendo finalmente presentare le sue composizioni nel progetto dell’opera discografica  di debutto “USFRET“, che molti musicisti rivendicano come un’importante influenza; giovani asiatici di Londra come Talvin Singh, Asia Dub Fondation e Nitin Sawhney lo vedono come un mentore e così il lavoro di Trilok Gurtu trova la sua strada nei locali in delle discoteche di tutto il pianeta. Ma il percussionista indiano incontra nei suoi lunghi viaggi in tournée di successo una formazione,  la Mahavishnu Orchestra e il suo leader il chitarrista inglese John Mclaughlin, in questo periodo tanti musicisti prendono la via della musica indiana è nasce così una corrente musicale chiamata Jazz-Fusion. La musica afro-americana si avvicina alla tipica musica carnantica, musica etno, proveniente dall’India Meridionale. Musicisti sia americani sia inglesi sperimentano la cultura musicale e spirituale dell’India.
Per quattro anni il percussionista indiano ha avuto un’ottimo ruolo fondamentale nel John Meclaughin Trio. Ha dato il via ad un tour a sostegno dell’opera discografica “The Crazy Saints”, che comprendeva non solo il tastierista Joe Zawinul ma anche il chitarrista del Missouri Pat Metheny. Il  pubblico rimase affascinato dalle sue composizioni che collegava sottili ritmi e canti indiani con elementi del Jazz-Rock. La band è stata poi con il tempo ampliata ad un quartetto e il tour si è esteso in altri Stati del mondo, per includere il viaggio negli Stati Uniti e in più con quaranta date e spettacoli in Europa. I Tour della band continuarono, affermando Trilok Gurtu l’artista e il percussionista più popolare in molte città europee è statunitensi;  portando ad un aggiornamento in termini tecnici, realizzando il suo progetto, con il suo gruppo, ‘The Glimpse“.

Questa formazione è cresciuta dalle radici musicali dell’artista Trilok Gurtu e della tradizione acustica, di suoni senza tempo della cultura indiana. La formazione con il percussionista indiano apparivano anche nei festival più importanti dove si esibiva insieme alle metastasi del mondo dello spettacolo, da: Bob Dylan, Eric Clapton, dai Rem, così come i suoi colleghi sempre nella scena musicale mondiale, come: Youssou N’Dour, Booba Maal, Cesaria Evora e Salif Keita[…].
[…] Con il suo genio Trilok Gurtu ha svolto un ruolo importante nella creazione di alcune delle migliori opere dei suoi colleghi maestri musicisti quelli che ho già accennato qualche rigo sopra. Trilok Gurtu continua a definire la sua posizione come uno dei più grandi innovatori dell’arte percussiva di tutti i tempi. Sebbene il suo approccio all’esecuzione e alla composizione non sia stilistico, si basa su una solida profonda comprensione di molti stili globali. La sua batteria è la sua composizione sono universali, personali e alimentate da un enorme amare e disciplina […].
A cura di Alessandro Poletti – Foto Repertorio
Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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