1° ottobre 1940. Ospedale di Carnete Asello. Nella stanza n. 21 del reparto maternità, il letto 13 è occupato dalla signora Imelde Rustichelli, maestra elementare, la quale, non più tardi di due ore prima, aveva dato alla luce sua figlia primogenita, Dolores. Il marito, Ilario Vendemini, da promessa nel mondo della boxe, aveva sfiorato il titolo italiano dei pesi piuma nel 1934 ma a causa di un banale incidente in biciletta, fu costretto ad un inaspettato ritiro all’età di 22 anni. Si riciclò diventando il più ricercato rabdomante della provincia di Serana.

I “carnetani” lo vedevano come uno stregone dell’acqua, perché ciò che praticava non aveva alcun riscontro scientifico, eppure nella storia dei popoli la figura del rabdomante compare da millenni. Dolores, dopo aver frequentato con ottimo profitto il Liceo Classico “Mauro Savadori” di Serana, si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia e a 24 anni, cominciò il suo percorso d’insegnamento presso la Scuola Media Statale “Ildebrando Maria Ittico” a Cupergo, nota ai più per le sue bellezze architettoniche e un ponte che trasuda storia, divenuto negli anni, luogo particolarmente ambito da aspiranti suicidi.

Alla festa del Santo Patrono, Sant’Eustachio, siamo nel 1965, che ogni anno si festeggia il 1° ottobre lungo tutto il reticolo di strade del centro storico, conobbe Virgilio Arienti, un pittore e poeta nativo di Cesena, povero in canna ma ricco di fascino e maestria. Il 9 settembre 1966, i due convolarono a nozze concedendosi un breve ma intenso viaggio di nozze a Roma. Tornarono in tre e il 10 giugno dell’anno successivo, nacquero Marzia e Marco, due gemelli monozigoti identici fisicamente ma estremamente diversi caratterialmente. A sessant’anni, la vita di Dolores ebbe una svolta in parte del tutto inaspettata, il 31 agosto del 2000 raggiunse il collocamento a riposo, dopo 36 anni di onorato servizio, e appena un mese dopo, la vena creativa dell’amato Virgilio, si spense per sempre sotto il peso delle ruote di un autoarticolato.

Da quel giorno in poi, Dolores si dedicò ai più bisognosi, ai senza fissa dimora, donandogli il suo sapere, oltre che un piatto caldo ed un sorriso. Creò una succursale della Biblioteca Umana “Dante Arfelli”, dove ciascun lettore o lettrice era invitato a instaurare un dialogo aperto con il proprio libro “umano”, per raccontarsi e farsi raccontare. L’iniziativa ebbe talmente successo che, l’Assessorato alla Cultura Regionale l’ha convocò per proporgli di ampliare il progetto in tutte le biblioteche regionali, attuando qualche piccola impercettibile variazione. Ad esempio, evitare casi umani provenienti da paesi sottosviluppati, miracolati, poveri cristi, a favore di ex-concorrenti di talent show, youtuber o influencer anche alle prime armi.

Da quell’incontro, Dolores ne usci con le ossa rotte e la profonda convinzione che, oltre il suo piccolo Paradiso, era l’Inferno a regnare. Lo sconforto la raggiunse mentre si accingeva a festeggiare il suo 82° compleanno, e allora mangiò avidamente due fette abbondanti di torta al pistacchio, la sua preferita, tracannò due calici di Nove Bolle, si cambiò d’abito profumandosi in maniera eccessiva, poi si diresse verso il ponte Piombaro, alto oltre 25 metri, e raggiunto il centro, sfilò la borsetta dal braccio destro, tolse dal suo interno il documento d’identità per poi distruggerlo e gettarlo nelle acque calde del fiume Osaio. Le differenze culturali riscontrate durante il colloquio con l’Assessore Regionale, fecero sorgere in Dolores un conflitto imprevisto e un’incomprensione molto profonda, che portò al naufragio di un’iniziativa nata da presupposti nobili e puri.

A cura di Marco Benazzi editorialista – Foto Imagoeconomica

Editorialista Marco Benazzi

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