IL NUOVO AL BALHARA HOTEL, RESORT & SPA DI MONREALE MONTALBANO GROUP CATERING BUFFET PAGNOTTE SICILIANE PANE PRODOTTI DA FORNO

Da qualche tempo, durante le lunghe passeggiate alla ricerca del mio mondo perduto, ho scoperto un forno che produce pane, biscotti e pizzette pomodoro e mozzarella dal sapore paradisiaco, simile a quello che assaporavo quando in televisione trasmettevano “Canzonissima” e la femme fatale delle annunciatrici, Mariolina Cannuli, mi augurava la buona notte.

A gestirlo è un ragazzo poco più che trentenne, originario dell’Egitto, che di nome fa Nader. Ad ogni sosta in questo forno, mi rendo sempre più conto dell’importanza che ha avuto e che –per molte persone perlopiù provenienti da etnie lontane dal gruppo etnico mediterraneo – continua ad avere il consumo del pane.

Ancora oggi, quando una persona non ha un lavoro che gli consenta di “portare a casa il pane”, spesso si sente privata di quella dignità che gli consentirebbe di vivere con le proprie forze. Ascoltando le parole di Nader, che racconta di quando sua nonna sfornava pagnotte dai sapori estremamente misteriosi, mi rendo conto che la totale mancanza di una benché minima reazione, da parte del popolo italiano oramai rassegnato, disposto ad accogliere senza reagire fatti che appaiono inevitabili, indipendenti dal proprio volere, quindi puntano in una sorta di “Sindrome dello Struzzo”, evitando di leggere i quotidiani, non credendo a tutti quelli che si sentono al sicuro perché “lo hanno detto al telegiornale” e disertando le cabine elettorali.

Magari mi sbaglierò, ma questa tendenza che ci ha portato ad una completa passività, nasce dal momento che abbiamo abbandonato la strada del pane per imboccare quella dei surrogati considerati dietetici come i grissini e i cracker. Qualcuno sostiene che i due odori più buoni del mondo son quelli del pane caldo e della terra bagnata dalla pioggia. Ricordo d’aver letto, qualche anno fa, una classifica dove la media del consumo degli italiani (41 chili di pane a testa ogni anno), ci collocava come fanalino di coda, dietro agli altri principali Paesi europei, con in testa la Romania, con 88 chili pro capite l’anno, seguita dalla Germania (80 chili ogni anno), per continuare con Olanda (57 chili), Polonia (52 chili), Spagna (47 chili), Francia (44 chili) e Regno Unito, che nella statistica pre-Brexit si ferma a 43 chili pro capite.

La forza vitale che trasmette una pagnotta di pane montanaro, non la si può paragonare ad una bustina di grissini Torinesi, fragranti leggeri e croccanti esattamente al pari di una confezione di cracker di sfoglia sottile, figlia della galletta militare propria dell’alimentazione degli antichi marinai. Non si può fare la Rivoluzione armati di un grissino a mo’ di lancia e un cracker come scudo. Dal tempo dei tempi, il pane è la maggior fonte di carboidrati, fibre e proteineutili al nostro organismo, e il suo bilancio nutrizionale resta tutt’ora imbattibile.

Il pane ha nutrito intere popolazioni donando loro la forza di combattere e reagire alle ingiustizie, le disuguaglianze e le esclusioni, che sono peraltro parte essenziale del messaggio evangelico. Nel Sud-est asiatico e in India, Corea, Cina, e Giappone esiste l’uso di fare “il pane” (o meglio derivati ricchi di carboidrati più o meno analoghi al pane) con il riso. Bene che ci vada, nel nostro futuro e temo in quello dell’intera popolazione mondiale, il pane sarà sostituito da una ciotola di riso bianco al gelsomino. Come dire, chi aveva il pane, dovrà mangiare il riso.

A cura di Marco Benazzi – Foto ImagoEconomica 

Editorialista Benazzi Marco

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