I dipendenti delle residenze per anziani che rifiutano il vaccino anti-Covid rischiano “la sospensione dal lavoro per 8 mesi”: lo spiega Giovanni Belloni, presidente di Simersa (Società italiana dei medici delle rsa).”Bisogna distinguere tra i soggetti che non possono essere vaccinati, per ragioni sanitarie accertate: la presenza di un tumore in fase attiva, un problema di autoimmunità importante. Per loro, 8 mesi di sospensione retribuiti. Nel caso dei no-vax, stesso periodo di sospensione, ma non retribuito”, afferma Belloni in una intervista a Repubblica.

Solo nella provincia di Pavia fino a qualche giorno fa solo il 40 per cento tra oss (operatori sociosanitari) e asa (ausiliari socioassistenziali) era favorevole al vaccino. “Ieri mattina – spiega il professore – un’inserviente mi risponde con un no secco: ho paura, non mi fido. E io: ma di cosa, non si fida? Risposta: delle multinazionali dei vaccini, lo fanno solo per i soldi. Questa non ha cambiato idea. Tornerò all’attacco, spiegando la necessità del vaccino, della tutela della salute pubblica, ma certe idee sono dure da sconfiggere”.

I motivi che spingono molti a non fidarsi sono diversi. “Il primo, la paura degli effetti collaterali. Sul punto metto in gioco la mia esperienza: ho lavorato 38 anni al Policlinico San Matteo, sono stato presidente dell’ordine dei medici di Pavia. Dopo la pensione ho scelto di dedicarmi alle Rsa, da 8 anni lavoro nell’hospice di Broni, insomma, si fidano. Posso spiegare che gli effetti collaterali, se ci sono, sono minimi. Molti si convincono”. Altro motivo, “stamattina uno dice: ‘mi spieghi perché questo vaccino è stato realizzato in così poco tempo. Per altre malattie ci sono voluti anni, qui si corre troppo’.

E un altro: ‘C’è un profitto sospetto da parte delle aziende farmaceutiche’. Lei capisce il livello… Spiego che la sperimentazione è valida, la vaccinazione indispensabile, che da tempo i parenti non possono visitare gli ospiti, quindi il contagio entra attraverso chi ci lavora: medici e infermieri, oss e asa. Che lo introducono dall’esterno, dalle loro famiglie, dalla vita che conducono. Che prima dobbiamo difenderci noi, così lavoreremo più sereni e potremo aiutare gli ospiti.

Purtroppo c’è una componente di ignoranza. Uno ha detto: ‘perché il virus dovrei prenderlo proprio io?’ Perciò bisogna intervenire decisi”. E dunque sospensione, per otto mesi: “Pensiamo che in 8 mesi possiamo raggiungere una immunizzazione del 70 per cento anche nelle Rsa. Entro il 20 gennaio dovremmo aver vaccinato tutti gli operatori delle Rsa del Pavese, e nella prima decina di febbraio, tutti gli ospiti”, spiega Belloni.

E se qualcuno rifiutasse ancora? “Trasferimento. Sempre che sia possibile, però. Bisognerebbe trovare mansioni che non siano a contatto con i pazienti. Nelle strutture grandi, come il Pio Albergo Trivulzio di Milano, sicuramente ci saranno posti da magazziniere, o altro. Nelle piccole no, è molto difficile”.

A cura di Elena Giulianelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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