Rigori fantasma e/o in eccesso. 

Juventus campione d’Itala per la nona volta consecutiva grazie ai suoi meriti, ai demeriti di altre squadre, oppure come conseguenza di altre variabili? Uno strano campionato per tanti motivi.

Per ora concentriamoci su arbitri e Var poiché le polemiche non mancano con riferimento ai tanti errori dettati dalle loro decisioni. Un aspetto che dovrebbe preoccupare la Federcalcio perché i provvedimenti dei direttori di gara fanno discutere parecchio. Per fare un esempio al tempo del post Covid-19 i calci di rigore sono diventati come le ciliegie. Uno tira l’altro.

Nel campionato scorso furono in totale 122, in linea con il dato costante dell’ultimo decennio. In questo, che sta faticosamente tentando di arrivare al termine, sono già 178 e mancano due giornate, cioè venti partite alla fine. I rigori decretati rappresentano il nuovo record assoluto per quello che riguarda i campionati di Serie A in un girone unico.

Il precedente record fu stabilito nella stagione 1949-50 in cui furono assegnati 140 rigori nel corso del campionato. Non sappiamo se si tratta, o no, di uno degli effetti dell’introduzione del Var, ma la differenza, anche con la maggior parte delle medie delle annate precedenti, è abbastanza evidente. Ragionateci sopra! Torniamo alle due facce della stessa moneta in base alle quali ogni società lamenta pochi rigori a favore e troppi contro: anche se, per fare un esempio, due squadre che lottavano, e una lotta ancora per salvarsi, Genoa e Udinese, ne hanno calciati rispettivamente sedici e zero. Curioso, vero? Mettiamola così.

Quest’anno in generale, e in particolare in questa ripresa dei giochi fuori stagione, si fa un uso esagerato della cosiddetta massima punizione. Da parte di arbitri grandi e piccoli, o rispettivamente presunti tali: così che se il primo concede tre rigori in Lecce-Sampdoria, dei quali ce n’era forse uno, la giornata successiva il secondo, ne fischia altrettanti in Parma-Fiorentina.

Gli ultimi due molto discutibili. Perché l’esempio viene dall’alto? Perché questa è la nuova linea di tendenza? Perché se una volta si lasciava correre, oggi si punisce? Non si sa. Quel che si sa è che se nel resto del campo si gioca a pallone, nelle due aree di rigore si gioca alla roulette russa: con chi scruta in sala Var e improvvisa la loro brava autopsia senza tenere conto di distanze, dinamiche o posture.
Tant’è vero che – come esempio senza fare nomi – uno dei migliori arbitri in teoria, cioè quando è nella Var Room, e di sicuro uno dei meno bravi in campo, difficilmente andrebbe mai a rivedere un episodio quando arbitra, malgrado sia necessaria la verifica.

È dura per tutti giocare o arbitrare ogni tre/quattro giorni, in considerazione anche del caldo che ti prosciuga. Per questo motivo servirebbe una maggiore comprensione reciproca. Se a un giocatore scappa di dire “sei scarso” al direttore di gara, non è un complimento, ma neppure un’offesa grave. Al massimo, un pensiero a voce alta condiviso con chiunque veda palesemente che sta arbitrando male.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Valerio Casadei

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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