Si scava incessantemente da ormai cinque giorni sotto le macerie dell’hotel Rigopiano, l’albergo alle pendici del Gran Sasso distrutto da una violenta valanga di neve.

Il lavoro dei soccorritori è incessante: le mani fanno male e la schiena è a pezzi, ma la speranza si affievolisce sempre di più ogni ora che passa. Rimane ancora un ultimo muro attraverso il quale aprire un varco, prima di affidarsi solo ai miracoli: proprio lì dietro infatti potrebbero esserci ancora dei sopravvissuti.

Il muro è quello che separa la cucina dal bar, un muro portante spesso 80 centimetri. “Dobbiamo entrare li’ dentro, è l’unica zona del corpo centrale dell’hotel, quella dove presumibilmente era la maggior parte delle persone, dove ancora non siamo arrivati. Speriamo che sia integro” dice chi scende dalla montagna.

La tragedia ha sconvolto l’intera Penisola e ha aperto una ferita indelebile nel cuore di chi, in quell’hotel, aveva parenti o amici. L’ultimo bilancio è quello diffuso dalla Prefettura di Pescara: 14 morti e 15 dispersi. Purtroppo, nelle ultime ore, i vigili del fuoco hanno recuperato altri corpi senza vita: 3 di sesso maschile non ancora identificati e due donne.

Nel frattempo, si parla già dell’apertura di un’inchiesta.

“L’inchiesta è alle battute iniziali, non ci sono al momento scenari diversi da quelli che tutti possono immaginare”, ha detto il procuratore aggiunto di Pescara, sottolineando che tra i filoni di indagine vi sono quelli “relativi a circostanze e decisioni sull’apertura e lo stato di esercizio dell’hotel e sulla viabilità di accesso a quell’esercizio”. Il fascicolo aperto è unico e riguarda anche la costruzione dell’hotel.

Le ipotesi per cui si procede sono quelle di “disastro colposo e omicidio plurimo colposo”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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