Litiga con il vicino, poi lo uccide con una serie di coltellate. Purtroppo è realtà ed è accaduto anche questo. La quarantena “forzata” dovuta all’emergenza sanitaria sta aggravando tanti dissidi che spesso sfociano nelle cosiddette liti condominiali o famigliari. Se prima si andava in escandescenza per un’auto parcheggiata male, per rumori molesti, o poco senso civico, oggi, la fonte delle discussioni può diventare una passeggiata negli spazi comuni con i propri animali, o nel parco adiacente, anche senza alcun dispositivo di protezione per sé o per gli altri.

In queste settimane è stato rilevato un incremento delle liti causate dal mancato rispetto delle norme di convivenza o di buon vicinato. Non mancano, quindi, gli scontri verbali e non solo. L’aumento delle segnalazioni alle forze dell’ordine è un dato di fatto. Gli interventi delle volanti della polizia e del radiomobile dei carabinieri ai tempi del coronavirus sono aumentati in maniera esponenziale. Al di là dai controlli a chi circola in strada e dei pattugliamenti davanti a supermercati, tabaccherie e farmacie, divenuti ancora di più il “bancomat” della criminalità, sempre più spesso gli interventi sono effettuati per liti in famiglia e/o condominiali.

Le discussioni all’interno delle mura domestiche o di uno stesso palazzo sono quasi raddoppiate, affermano gli stessi operatori. Al momento, rappresentano quasi l’esclusiva delle chiamate extra Covid-19. E di sicuro, se le misure di contenimento saranno prolungate, sono destinate anche a crescere nei prossimi giorni. Chiusi in casa, le paure e i disagi già esistenti si amplificano. Questo vale per gli anziani, ma anche per i più giovani. Così succede che alla centrale operativa del 112 chiami un testimone incredulo e impaurito per annunciare un fatto molto grave: «correte una persona è stata uccisa». Assurdo, ma è ciò che è accaduto in una città tranquilla come Cesena.

Futili motivi, vecchi rancori, screzi, battibecchi continui e litigi, in questo caso, sfociati in un crudele omicidio – sicuramente premeditato – che ha portato alla morte di una persona e all’arresto dell’altra. Gli italiani non amano troppo i rumori molesti e gli odori fastidiosi, così come un uso disinvolto delle parti comuni, piante invadenti sui balconi dei vicini o animali domestici insopportabili. La lista delle doglianze è infinita.
Molto spesso si tende a essere ben poco tolleranti nei confronti dei condomini.

A volte l’intolleranza si spinge ai limiti del masochismo: pur di farla pagare al vicino di casa, siamo disposti a scatenare cause per “questioni di principio”, il più delle volte del tutto inutili. Sennonché, poi, puntualmente si scopre che ogni giudizio ha, in media, una durata di non meno di tre anni solo per il primo grado, costi alti e risultati tutt’altro che definitivi.

Spesso neppure una sentenza riesce a far cessare un comportamento molesto, anzi, il più delle volte arriva a esasperare le parti a tal punto da mettere in atto soluzioni del tutto sproporzionate rispetto alle antiche ruggini, così come accaduto nel “civile” e operoso territorio cesenate. 

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Redazione

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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