Lei si chiama Anastasia Shevchenko, un cognome che molti sportivi associano all’ex stella del Milan ed ex ct dell’Ucraina, Andrji. Infatti, Anastasia è ucraina, ma vive a Cesena da otto anni, con lo status di rifugiata politica. Nel 2014 la penisola della Crimea dove era nata e vissuta fino ai 18 anni veniva annessa dalla Russia e, nella capitale Kiev, molti civili combattevano per la deriva russofila cui il presidente Yanucovich stava trascinando un Paese con desiderio di indipendenza e mire europeiste.

Lui si chiama Nikolai Leonov, come uno dei primi astronauti russi; ma è nato nella Russia Bianca, la Bielorussia, sorella povera, ma fedele alla Federazione russa. Anche lui abita a Cesena, già dal 2002, grazie ad un prezioso e raro visto di studio. I due ragazzi sono fidanzati, conviventi e con un progetto matrimoniale in vista. 35 anni lui, 27 lei. A duemila chilometri da qui, oggi sarebbero nemici per ragioni politiche, ma a Cesena, in Italia, nel Paese che li ha accolti, uniti più che mai. Parlano una lingua comune, il russo, e, hanno tra i loro amici giovani di varia provenienza dai Paesi dell’Est Europa. Senza alcuna distinzione, e, neppure per un attimo il drammatico conflitto in atto in Ucraina ne ha incrinato i rapporti. E, a dirla tutta, nel cuore di tanti russofoni queste distinzioni non esistono, tant’è che anche a Mosca si scende in piazza per invocare pace e fratellanza, anche col rischio assai concreto di essere bastonati dall’esercito e di essere incarcerati per 15 anni.

Nikolai e Anastasia hanno disegnato dei cartelli con la scritta Pace, da esporre alla recente manifestazione tenutasi a Cesena e non mancano di informarsi da chi è rimasto nei rispettivi Paesi d’origine, quali siano gli scenari che vedono coi loro occhi”.

Anastasia è attiva con un gruppo di persone, pure di vario ceppo, bielorussi, polacchi, bulgari, moldavi, compreso qualche russo, nel coordinare gli aiuti umanitari da inviare alla frontiera con la Polonia dove si ammassano donne, anziani e bambini in fuga dall’Ucraina.

Abbiamo radici comuni – asserisce Anastasia – e tali abbiamo continuato a considerarle anche dopo il 1991 con la fine dell’Unione sovietica. La mia famiglia aveva solide discendenze ucraine: mio nonno mi iscrisse ad un liceo dove si insegnava, oltre al russo, la lingua ucraina. L’annessione della Crimea alla Russia, con un discusso referendum, lo distrusse psicologicamente”.

Nikolai invece, è arrivato a Cesena quando aveva 16 anni. “Ho potuto usufruire – spiega – di un visto di studio e mi sono diplomato all’Istituto Agrario. Anni prima ero stato inserito in un progetto di accoglienza temporanea di un’associazione di volontariato che ancora è attiva e dà ospitalità in famiglia ai cosiddetti bambini di Chernobyl che per anni tornano sempre nello stesso nucleo familiare, ma oggi anche questi progetti sono bloccati. Io sono stato adottato da maggiorenne”.
La sessantina di bielorussi che le statistiche danno presenti oggi a Cesena – aggiunge – non rappresenta la vera dimensione numerica. Diversi di noi sono stati adottati da minorenni e, dunque sono a tutti gli effetti italiani; altri sono stati adottati da maggiorenni e dopo cinque anni hanno richiesto la cittadinanza. Molti anni fa erano aperte le liste di lavoro e all’ingresso in Italia per chi come i bielorussi sono extra Ue. C’è poi chi è riuscito ad ottenere un visto di studio avendo qui una famiglia accogliente. Ci sono poi alcune ex insegnanti di orfanotrofi, interpreti e addirittura direttrici di istituti per bambini abbandonati, venute ad accompagnare gruppi di minorenni, per soggiorni di risanamento, che poi hanno sposato dei cesenati e acquisito la cittadinanza. Nuclei di uguale provenienza sono a Cesenatico, Cervia, Forlì e Ravenna”.

Pur essendo integrati nella realtà cesenate – continua Anastasia – manteniamo rapporti tra noi che abbiamo radici comuni e le nostre specialità culinarie sono un’occasione di incontro; il negozio ucraino Smak, che ora funge da punto di raccolta per l’invio di beni di prima necessità è quello da cui ci riforniamo per ritrovare i sapori dei nostri Paesi. Ma le riflessioni sui passati stili di vita e quelli attuali, sulla situazione drammatica che l’Ucraina, ma anche la Russia e la Bielorussia stanno vivendo, sono al centro dei nostri discorsi e dei nostri pensieri”.

A cura di Raffaella Candoli Editorialista – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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