Il Segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in questi giorni ha gridato ai 4 venti che la precettazione è “un atto grave, non è mai successo”. Forse pensa che noi Italiani, lavoratori e lavoratici, pendiamo dalle sue labbra e abbiamo una memoria assai labile, ma “pensa male” e la cosa probabilmente riguarda la sua persona. Gli basterebbe ripensare al 2017, quando era da tempo Segretario della Fiom e in corsa per scalare la Cgil. A Palazzo Chigi c’era quale Premier Paolo Gentiloni e al Ministero dei Trasporti Graziano Delrio, dem, sostenuti da una maggioranza a trazione Pd.

Di fronte alla proclamazione di scioperi nel segmento “traporti”, l’allora Ministro Graziano Delrio utilizzò più volte “l’arma della precettazione”, senza che il “suo” Pd protestasse per i diritti dei lavoratori calpestati o per la “svolta autoritaria”, come oggi viene evidenziata vergognosamente dal Partito Democratico e dalla sua Segretaria Elly Schlein nei confronti del Governo Meloni e del Ministro dei trasporti Matteo Salvini.

Torniamo al 2017, quando il Ministro PD Delrio affermo: “Se, nonostante la precettazione e la revoca della protesta, qualcuno non dovesse presentarsi al lavoro, la situazione si farebbe seria per davvero. Sarebbe un’interruzione di pubblico servizio. Un reato! Nessuno vuole attaccare il diritto di sciopero, ma nessuno può accettare il ricatto di una minoranza che blocca il Paese.”.

A tal dire, nel giugno 2017, si oppose l’Usb, che replicò: “Il ministro sappia che non sta facendo gli interessi dei cittadini: sta tutelando soltanto aziende e privatizzazioni. Se si vieta un diritto costituzionale senza alcuna reale motivazione vuol dire che stiamo andando verso un qualche cosa che somiglia molto ad un regime.”

Da non dimenticare che Delrio valutò la precettazione anche contro lo sciopero di Alitalia, affermando: “Nessuno vuole comprimere il diritto dei lavoratori ma è assurdo che si metta in discussione il diritto alla mobilità. Sono entrambi diritti costituzionali che vanno contemperati. Valuteremo la precettazione.”

Per la cronaca ricordiamo che in quel “frangente” il Pd provò a riformare la legge sullo sciopero, e, sempre il Ministro PD Delrio, affermò: “Bisogna intervenire per evitare che una minoranza di lavoratori tenga in ostaggio una maggioranza di cittadini nelle loro esigenze quotidiane. Questi sono i danni di una situazione inaccettabile. Immagino un filtro. Non è possibile che si proclamino scioperi a prescindere, con rappresentanza del 10% dei lavoratori. In altri Paesi non è consentito.” In Parlamento, a firma dei senatori Pd, fu presentato un disegno di legge in 4 articoli per riformare le norme sugli scioperi, come annunciato appunto dal Ministro, dove si introduceva un paletto molto stringente per autorizzare uno sciopero: il consenso di almeno il 50% dei lavoratori, anche di un intero settore come quello dei trasporti pubblici. Si ripropongono le parole dell’allora Senatore PD Pietro Ichino, che disse: “Se si può fare in Germania o in Inghilterra si può fare anche qui.”

Questa è storia vera: fu proposta una linea dura, già, ma faceva capo al PD pertanto del tutto naturale e accettabile, altro che le rimostranze legittime del Ministro dei trasporti Matteo Salvini!

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto Imagoeconmica

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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